giovedì 13 dicembre 2012

Intervista Twintera



TWINTERA



Formazione.

Fabio Merzi (vocals)
Simone Zanoni (lead and rhythm guitars)
Al Pia (lead and rhythm guitars)
Stefano Fava (bass)
Massimo Bellamoli (drums)


Luogo di provenienza. 
Grezzana (VR)



1. Com’è nato il gruppo? Ci sono stati cambiamenti nella formazione? 
Il gruppo è nato da una grande passione in comune per la musica e da una grande amicizia prima di tutto. Dal 2005 la line-up è rimasta invariata ma già negli anni precedenti avevamo cominciato con tanto entusiasmo e determinazione a suonare come “garage band” stretti da un grande rapporto tra noi stessi e con il rock. Dal 2007 al 2010 invece, si è unito a noi un sesto anello alle tastiere: Matteo “Teddy” Bigon, personaggio fantastico e imprevedibile sia musicalmente che personalmente. Con questa formazione a sei abbiamo prodotto il nostro primo Ep “Demotion”, per poi tornare ad essere un quintetto dopo il trasferimento del nostro Teddy a Londra. La sua unicità comunque è sempre fonte di ispirazione, quindi ci sentiamo ancora un po' in sei.


2. Che tipo di musica fate? In base a cosa avete scelto? Facciamo un po' fatica a definire la musica che suoniamo. Lo stampo alla base è chiaramente un heavy metal classico che ci ha sempre accomunati, ma non siamo in grado di etichettarci, né ci piace farlo. Ognuno di noi ha gusti e influenze musicali molto diverse in molti generi diversi, quindi il suono che ne risulta è una commistione delle nostre diverse “personalità musicali” (se così si possono definire), dato che la nostra composizione è sempre collettiva in ogni aspetto. Per questo non è una scelta per noi, ma semplicemente quello che naturalmente ci sentiamo di suonare, senza porci domande o barriere.


3. Che significato ha il nome del gruppo? Com'è nato (il nome)? 
Il nome del gruppo...se lo rivelassimo poi saremmo costretti ad eliminare chi ne viene a conoscenza!!
Il nome in realtà non ha un significato, o meglio, ne ha uno solo per noi dal momento che è nato molti anni fa per una semplice cazzata tra amici...si può dire “cazzata”? Se non si può dire diciamo “storiella scherzosa”. Se qualcuno vuole trovare il suo personale significato può liberamente inventarselo e farcelo sapere, magari è più divertente del nostro.



4. Avete pubblicato qualche album?
Se sì :
Com’è nato.
Significato del nome dell’album.
Significato della copertina.
Parla della storia.
Vi auto-producete oppure avete trovato un etichetta?
Avete incontrato qualche difficoltà nel mettere su questo progetto (prima, durante e dopo)? Se sì, quali?
Progetti futuri?
Non molto tempo dopo aver prodotto il primo Ep ci siamo posti come obbiettivo il primo album per il fatto che la voglia di far venire alla luce la nostra prima vera creazione completa era condivisa da tutti. Proprio durante la composizione abbiamo perso il prezioso supporto della tastiera e questo ci è costato diverso tempo, e ci ha costretti a ricostruire il nostro suono, del quale ora però siamo pienamente soddisfatti e nel quale ci identifichiamo totalmente. “Lines”, il titolo, non è altro che la semplice rappresentazione di quello che secondo noi siamo. Volevamo rappresentare cos'è musicalmente questo album: la commistione degli stili di ognuno di noi che confluiscono in un'unica multiforme ma coerente (speriamo) creazione, così come cinque linee che si intersecano e si intrecciano in diversi modi. La copertina rappresenta artisticamente proprio questo semplice concetto. Avendo lavorato molto duramente per realizzarlo ci auguriamo di poterlo promuovere al meglio, aggiungendo una buona dose di live e magari tentando di oltrepassare anche il confine nazionale.


5. Secondo voi quanto è difficile trovare sostegno da parte di una casa discografica? Soprattutto quando si emerge?
Crediamo sia generalmente difficile trovare sostegno facendo musica propria, qui e di questi tempi. E' veramente una realtà difficile, ma la voglia di suonare, di divertirsi e di far divertire è sempre la priorità al di là di un sostegno o meno. Escluso questo comunque, per la nostra esperienza personale, possiamo dire che esistono belle realtà che ce la mettono tutta per appoggiare le band emergenti: nel nostro caso la Logic Illogic (etichetta con la quale abbiamo firmato per l'uscita di “Lines”) è un bellissimo esempio di voglia e di entusiasmo nel sostenere gruppi dell'underground come noi e molti altri. Il sostegno è quindi difficile da trovare, ma realtà che credono in quello che facciamo quanto noi esistono.


6. Chi, secondo la vostra opinione, non vede di buon occhio il metal nostrano e cerca in qualche modo di mettergli i bastoni tra le ruote?
Questa è una domanda difficile forse, ma probabilmente risolvibile con un atteggiamento alla James Hatfield in “Live Shit”. Proviamo a spiegarci meglio anche senza usare tutti i suoi immancabili “fuck”: il nostro spirito, così come quello di moltissime band, è semplicemente andare su un palco, suonare, divertirci, sentirci incredibilmente bene perché stiamo facendo ciò che amiamo fare, goderci “la festa” e cercare di trasmettere, nel nostro piccolo, il nostro entusiasmo e la nostra passione. Se qualcuno non vede di buon occhio tutto questo dal nostro punto di vista non ne ha motivo. Quindi, cerchiamo di farglielo capire!


7. Quali sono i gruppi che più vi hanno influenzato? In che modo?
Per noi è sempre molto difficile riportare un elenco esaustivo dei gruppi che più ci hanno influenzato. In effetti, nonostante siano davvero svariati i nomi che ciascuno di noi inserirebbe in questa lista, non è mai facile individuare una band che, da questo punto di vista, ci accomuni. Potremmo citare certamente i Megadeth di Mustaine, pur non potendo definire il nostro genere thrash, i Symphony X di Romeo, pur essendo noi molto lontani dall'essere prog o, tanto meno, neoclassici, i Pink Floyd, seppur le atmosfere psichedeliche tipiche del quartetto britannico non siano di certo il nostro punto di forza.
In fase di composizione ci piace poter accingere, seppur in maniera evidentemente involontaria e totalmente libera, alle più svariate fonti e poter godere del differente contributo che ciascun membro della band può portare.


8. Com’è nata la passione per il vostro strumento? Perché avete scelto proprio quello?
La scelta è dipesa sicuramente da fattori di diversa natura. Se per alcuni di noi ha rappresentato infatti una alternativa a percorsi musicali precedentemente intrapresi, per altri è stato un vero e proprio colpo di fulmine. Ed ancora, se da una parte, in termini pratici, sono entrate in gioco le possibilità del singolo componente, dall'altra è stata l'influenza delle persone a noi care ad indirizzarci. Le scelte sono spesso fortuite e casuali in questi casi. Certo è che la passione che ciascuno di noi coltiva ad oggi per il proprio strumento è decisamente maggiore di quanto potessimo immaginare agli inizi.


9. Suonate altri strumenti? O vorreste imparare a suonare altri strumenti?
Ad ognuno di noi è capitato, ed in alcuni casi capita ancora, di dilettarsi con strumenti diversi dal proprio. A tal proposito non possiamo non ricordare la nostra ormai celebre versione di "Rockin' in the Free World" a strumenti scambiati. Nonostante questi tentativi ciascuno di noi mantiene comunque una preferenza per il proprio strumento, che, di certo, rimane costante oggetto di studio e ricerca. Del resto si sa: non si finisce mai di imparare in questo campo.


10. Il live che più vi ha emozionato. 
Tra tutte le belle occasioni che ci sono capitate in questi anni, nelle quali abbiamo avuto l'opportunità di affiancare veramente molte band, anche di fama internazionale, ricordiamo sempre con grande emozione quella del maggio 2010 in cui condividemmo il palco con gli svedesi Evergrey. La band, che allora era in tour europeo, rientrava, e rientra tuttora, tra le quelle che hanno avuto maggiore influenza sul nostro sound. Se in quell'occasione ci avessero detto che Tom S. Englund, cantante e chitarrista della band, due anni più tardi sarebbe apparso come guest singer sulla quinta traccia ("Oversight") del nostro album di debutto di certo non gli avremmo creduto. E invece...
Ricordiamo con grande piacere anche la data di release party, tenutasi il 16 novembre scorso. Accorgerci di quante fossero le persone che ci supportano e prendono a cuore questo progetto, giorno dopo giorno, è stato a dir poco emozionante. Indimenticabile. Cogliamo l'occasione per ringraziare tutti di cuore!


11. Secondo voi, oggi il Rock/Metal come viene visto dalle altre persone?
I pregiudizi non mancano di certo. Ciò che in certi casi appare inaspettatamente poco evidente ai più è che il metal, come il rock e come, del resto, tutti gli altri generi musicali, è un genere dalle mille sfaccettature. Potremmo perderci una giornata intera nell'elencare tutti i sottogeneri emersi negli ultimi trent'anni: thrash, power, prog, groove, ecc. La tendenza è spesso quella di fare di tutta l'erba un fascio in effetti.
Ciò che ci sentiamo di consigliare a coloro che volessero avvicinarsi a questo genere così adrenalinico ed emozionante è di lasciar perdere qualsiasi pregiudizio e farsi travolgere dal metallo!


12. Secondo voi il metal emergente italiano ha più successo fuori dai confini italiani? Se sì, perché?
Gli italiani sono famosi ed apprezzati in tutto il mondo per gli spaghetti alla carbonara, non certo per il metal emergente. Pensiamo non si possa affermare, in generale, che il metal nostrano abbia più successo fuori dai confini nazionali. In effetti non è neanche così facile avere la possibilità di esibirsi in terra straniera. Lo stiamo vivendo sulla nostra pelle. Tuttavia fortunatamente anche noi avremo con ottime probabilità il nostro battesimo di fuoco con l'arrivo della primavera (restate sintonizzati!).
Nonostante queste evidenti difficoltà pensiamo che in Italia si faccia del gran metal, che forse non ha ancora ricevuto l'attenzione che merita, sia dentro che fuori dai confini nazionali.








martedì 11 dicembre 2012

Intervista Thyper Furies



THYPER FURIES




Formazione.
JOHNNY THYPER: VOCE
MARIO MONTEVERDE: CHITARRA
ALISON RAYN: BASSO
DANIELE GOTTI: BATTERIA


Luogo di provenienza.
BRESCIA






1. Com’è nato il gruppo?
J: Il gruppo è nato nel mese di maggio (2012), avevo l'idea di far nascere la band da circa un anno,durante la pausa compositiva dei Neon Synthesis l'altra band in cui suono dal 2004, sentivo la voglia di creare un progetto diverso che mi rappresentasse in pieno e nel quale avrei potuto inserire tutte le influenze musicali che amo. Per poter passare dalla teoria alla pratica avevo bisogno di persone serie e con capacità così valutando alcuni musicisti provai a chiedere a Mario (chitarrista dei Penthagon) che conosco dai tempi del liceo e che ritengo senza paura di smentite tra i migliori chitarristi ritmici in circolazione e non parlo solo a livello di Brescia. Passato un po' di tempo accetto' e ne fui veramente felice. Il passo successivo fu la ricerca di un batterista e capito' l'occasione  durante un pranzo con Mario ed alcuni amici, tra un cineseria fritta e l'altra conobbi Daniele, scherzammo tutto il tempo a tavola ed infine mi disse che era il batterista dei Methedras e subito io e Mario gli proponemmo una prova per permettergli di valutare se potesse essere interessato all'idea, l'ultimo tassello ovvero il basso è rappresentato da Alison già mio bassista nei Neon Synthesis al quale dovetti solo dire il giorno e l'ora delle prove poiché era già pronto per questa nuova avventura, ci trovammo e provammo una cover dei Gotthard (Dream On) che servì per rompere il ghiaccio e da allora siamo i Thyper Furies con i quali ad oggi (dicembre 2012) abbiamo già 6 pezzi nostri.


2. Che tipo di musica fate? In base a cosa avete scelto?
J: Posso definirlo in modo generico Hard Rock/Metal, va comunque ascoltato per poter cogliere altre influenze di generi che abbiamo mescolato per creare il nostro sound. Per rispondere alla seconda domanda non riesco a spiegare come ho scelto di suonare e proporre proprio questo genere è un po' come fornire una spiegazione del perché sogno o mi innamoro ogni giorno del bello è qualcosa che ami intensamente e che vuoi rappresentare in musica.


3. Che significato ha il nome del gruppo? Com’è nato (il nome)?
J: Thyper Furies è composto da Thyper= the hyper che suggerisce l'idea di qualcosa portato all'eccesso e Furies (le furie o Erinni) nella mitologia erano 3 demoni alati con la testa piena di serpenti al posto dei capelli, dalla bocca lanciavano urla strazianti, il loro scopo era quello di  tornare sulla terra dall'inferno per vendicare gli omicidi e altre nefandezze umane (vengono citate anche da Dante nel suo “Inferno”) quindi in breve le ho immaginate in versione maschile, quali elementi della mia band che sono appunto in 3 e infine ci sono io che aggiungo quella dose di eccesso che completa il combo e relativo significato qui espresso in sintesi.

4. Avete pubblicato qualche album?
Abbiamo appena lanciato un Promozionale di 3 brani scaricabili gratuitamente dal nostro sito thyperfuries.com, abbiamo intenzione di completare ancora una manciata di song per poter registrare il primo album e ti anticipo che faremo anche un video ma per ora è tutto top secret.






LOGO UFFICIALE DELLA BAND : 
“ THE ALCHEMICAL FURIES SYMBOL"









5. Secondo voi quanto è difficile trovare sostegno da parte di una casa discografica? Soprattutto quando si emerge?
J: Dall'esperienza che ho fatto con l'altra mia band in cui avevamo la label posso dire che non è difficile trovarne una bensì è complicato trovare quella giusta che tuteli veramente la Band e la segua per farla arrivare a un buon livello questo si che è veramente raro da trovare. Avere una label solo per appiccicare il suo nome dietro ad un cd, ma dalla quale si ricava poco o niente è solo una perdita di tempo e di denaro e sottolineo denaro.



6. Chi, secondo la vostra opinione, non vede di buon occhio il metal nostrano e cerca in qualche modo di mettergli i bastoni tra le ruote?
J: Credo che ad intralciare le band non sia solo il pubblico italiano che non va a vedere i live, ma anche certi locali troppo attenti al proprio lucro anziché al fatto di concedere opportunità a gruppi validi. Il gestore è un imprenditore, se esso non osa, non promoziona e non crede in un investimento non può chiamarsi tale. Noto gestori che puntano su tribute e cover band perchè pensano al guadagno sicuro (io stimo chi fa tribute e cover, parlo delle scelte dei gestori) ma chi dice che ad esempio con una band che suona inediti il locale non sarebbe pieno allo stesso modo rispetto ai gruppi cover e tribute? Per fortuna di locali gestiti da persone nobili ce ne sono ancora e infatti suoneremo solo in locali gestiti da questi ultimi gli altri non ci interessano.


7. Quali sono i gruppi che più vi hanno influenzato? In che modo?
J: I gruppi che mi hanno maggiormente influenzato sono veramente molti e non riuscirei a scriverli tutti essi  appartengono anche a generi musicali  diversi l'uno dall'altro. In ogni caso ho preso ispirazione ad esempio da Elvis, Depeche Mode, Sister of Mercy ,Michael Jackson, Cradle of Filth, Dimmu Borgir, Tristania, Clan of Xymox, the Doors, Billy Idol, Danzig, Rob Zombie e White Zombie e molti altri. Recentemente una buona spinta per i nuovi pezzi è venuta da alcuni lavori degli Hardcore Superstar. Il mondo in cui la musica che ascolto influenza il mio stile viene dal fatto che non smetto mai di imparare, cerco le sfumature all'interno del brano che sto' ascoltando, modi diversi di cantare un determinato riff, resto incantato dalla maestria dei musicisti e stregato dall'idea che sono riusciti a trasformare in canzone e quindi in un'emozione che ami rivivere schiacciando “play” infinite volte.
M:Tutto è iniziato con i Metallica, la Bay Area e tutte quelle belle cose Thrash, Heavy e Hard Rock che gli anni 80 ci hanno regalato!! Andando avanti poi il Death Metal (Americano ma anche il melodico Svedese...) Dream Theater, Nevermore...potrei non finire mai!
D: Sicuramente Nevermore, Carcass, Pantera, Testament...anche se sono band che non rispecchiano lo stile dei Thyper.




8. Com’è nata la passione per il vostro strumento? Perché avete scelto proprio quello?

J:
 la passione per il canto posso dire di averla da sempre, da bambino mentre mio padre suonava la chitarra mia madre cantava e presto anch'io iniziai a cantare con loro ,ricordo i weekend spesi a canticchiare De Andrè con mio padre, mi sforzavo moltissimo per tentare di raggiungere la voce calda e  baritonale del grande Faber ovviamente senza successo perché con la mia voce da bambino potevo fare ben poco ma crescendo posso dire di essere abbastanza soddisfatto del timbro cupo che sono riuscito a creare per il mio cantato. Ho sempre amato il Baritono.

M: Da bambino ho studiato pianoforte ma poi la spinta verso qualcosa di meno "pesante" per l' età (tra i 6 e i 10 anni circa) mi ha portato verso la chitarra in maniera però autodidatta.
D: E' nata per caso, avevo voglia di suonare uno strumento pur ascoltando raramente musica, ho iniziato con pianoforte poi chitarra, mi sembravano troppo difficili e allora volevo far casino ed è arrivata la batteria, ringrazierò sempre mio padre che suona di tutto e ha saputo darmi consigli nella mia vita musicale e mio fratello Pacio (AntiClocWise, altro mio progetto) che mi ha fatto conoscere il metal \m/




9. Suonate altri strumenti? O vorreste imparare a suonare altri strumenti?
J: Si suono la chitarra a livello basic :D mi piacerebbe imparare a suonare il pianoforte.
M: Riesco a tenere un tempo con la batteria e mi piacerebbe imparare il Banjo ed il violoncello!! 
D: ho un' altra band black metal, i Fosch, dove suono la chitarra.


10. Secondo voi, oggi il Rock/Metal come viene visto dalle altre persone?
J: Viene visto come sempre con diffidenza perché la gente lo abbina inevitabilmente e se vogliamo in modo bigotto a cose negative, come ad esempio al diavolo, al rumore fine a stesso e ad altre cazzate che non meritano nemmeno di essere citate. Il Rock trasmesso dai media locali tranne rari casi è POP travestito da Rock il tutto miscelato da bella presenza e un look aggressivo farcito di borchie. In realtà nessuno di noi ha la pretesa che la nostra tipologia di musica, in senso generale, sia musica per tutti, siamo come una grande famiglia aldilà delle mode e del passare del tempo e sono convinto che il Rock e il Metal saranno immortali.
M: La parte Rock e Hard Rock si è aperta molto al grande pubblico negli ultimi 15 anni, per quanto riguarda il Metal in generale la situazione non è cambiata più di tanto rispetto alle "altre persone" ma forse è anche meglio così. 




11. Secondo voi il metal emergente italiano ha più successo fuori dai confini italiani? Se sì, perché?
J: La risposta è tristemente scontata, naturalmente se parliamo di un successo discreto, all'estero in particolare in alcune nazioni, il Rock e il Metal sono Mainstream ovvero rappresentano “IL GENERE” musicale piu' ascoltato e seguito e quindi rispetto a noi italiani è esattamente l'opposto, quando una band nostrana va a suonare fuori dai nostri confini anche se è sconosciuta viene accolta con affetto e i locali sono pieni di gente che partecipa e ti fa sentire amato (mi è capitato e ci tornerei anche in questo momento). Solo per farti un altro esempio stupido noi abbiamo appena firmato con una Promotion Americana che opera anche in Europa (MAMA TRASH PROMOTIONS,INC) che vanta artisti del calibro dei Deathstars e Private Line e che fino a qualche mese fa spingeva in america i the69eyes, sembra pazzesco che un gruppo di Brescia abbia una promotion del genere con tutte quelle che esistono in italia ma è solo un altro esempio dei tanti che potrei fare in termini di paragone.
M: Purtroppo, secondo me, non possiamo parlare di successo dei gruppi Italiani né in Italia né all'estero se non per quei pochi e validi nomi noti che purtroppo non hanno creato un movimento massiccio di band riconosciute e seguite. E' storia vecchia comunque che la gran percentuale delle responsabilità sia nella maledetta mentalità italiana che non supporta ma soprattutto invidia. In altri paesi ci sono sicuramente maggiori possibilità perché c'è molto più interesse verso la musica più pesante, vedi Svezia, Finlandia ecc ecc...
D: Diciamo che forse c'è più apertura all'estero, a livello di live e promozioni, c'è un'altra mentalità ma la cosa importante è che la gente ai concerti ci va!!!!





Vi ringrazio di cuore per la partecipazione. Siete stati gentilissimi. ^_^

Grazie a te per questa opportunità e per la tua Fede nel Rock e Metal.
Un abbraccio dai THYPER FURIES \m/,
http://www.thyperfuries.com
http://www.facebook.com/thyperfuries






lunedì 15 ottobre 2012

Intervista Dollface


(Photo by Giovanna Aprili)
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DOLLFACE


Formazione:
Loris Fontana (chitarre elettriche acustiche, dobro, guitar synth, armonica, vocals)
Alessandro Sbalchiero (drums)
Fabio Agosti (bass)

Luogo di provenienza: Vicenza.





1. Com'è nato il gruppo?
DOLLFACE ROCK EXPERIENCE nascono dall'idea di libertà tematica e stilistica e dalla penna... o dal plettro di Loris Fontana,conosciuto musicista lombardo di base a Vicenza il genere proposto è sostanzialmente hard rock con varie influenze e vede nella formazione triangolare la miglior espressione. La band vede il chitarrista anche nelle vesti di cantante in un contesto di songwriting molto vicino al concetto di storyteller, in cui narra esperienze di vita con una introspezione non possibile senz'altro nei progetti passati.
Stilisticamente alla band piace essere libera e non stereotipata,dato che l'appartenenza ad alcuni filoni impone tutto ciò... la naturalezza e un suono e una attitudine derivata dal blues concorrono a ciò.
Ci sono stati cambiamenti nella formazione? Certo, come sempre vi sono dei percorsi obbligati, dato che l'amalgama non sempre può essere quella giusta.


2. Che tipo di musica fate?
E' un genere che ha delle basi sia nell'hard rock, nel blues, e per certi versi ci sono anche delle influenze un po' shred come tecnica espressa sulla chitarra.


3. In base a cosa avete scelto?
Per quanto mi riguarda mi viene spontaneo e naturale suonare così, sia per attitudine che per intenzione.


4. Che significato ha il nome del gruppo? Com’è nato (il nome)? 
Il mio amore per i gatti (Dollface è una razza), rimango sempre incantato dalle ragazze... e un tributo Hendrixiano senza dubbio ;)


5. Avete pubblicato qualche album?
Stiamo ora registrando i brani che andranno a comporre la full length.



Pensate di pubblicare un album?
Sarà una cosa fatta con molta cura e dedizione che avrà la caratteristica di suonare vero, senza molta elettronica e trucchi.
Avete già qualche idea?
Sì, abbiamo passato l'anno scorso e quest'anno a suonare a proporre i brani e sempre piacevano.






6. Secondo voi quanto è difficile trovare sostegno da parte di una casa discografica? Soprattutto quando si emerge?
Penso che di questi tempi sia molto difficile. Personalmente e tristemente non ho ancora visto nessuno vivere della propria arte, quindi… Quando si emerge tu mi chiedi? Difficilmente e a costo di grandi sacrifici, motivati dal fuoco sacro della passione...


7. Chi, secondo la vostra opinione, non vede di buon occhio il metal nostrano e cerca in qualche modo di mettergli i bastoni tra le ruote?
Non saprei dirti nulla in questo, di fatto è vero che finché si “dice” di supportare il “movimento” e poi non si fa la vedo dura dato che in certi casi i concerti metal non vanno sempre così bene (parlo di presenze).


8. Quali sono i gruppi che più vi hanno influenzato?
Sicuramente tutto l’hard rock di matrice /=, in cui c’era molta più sostanza rispetto alla miriade di gruppi omologati di oggi.
In che modo? Influenze “classiche “ date dall'ascolto reiterato di queste band tuttora Hendrix, Deep P urple, Rainbow, Zep. Credo siano irraggiungibili e non “suonano” da stantio come moltissimi dischi di band tipo quelle anni 80 e dintorni.


9. Com’è nata la passione per il vostro strumento? Perché avete scelto proprio quello? Suonate altri strumenti?
La chitarra per me è un oggetto d’arte stupendo oltre al fatto che è bellissima da suonare e da studiare. Io personalmente suono anche basso, un po' di tastiera, armonica, e altro.


10. Il live che più vi ha emozionato.
Come carica emotiva, cura certosina e caparbietà nel voler suonare (malgrado alcuni problemi) debbo dire Isola Rock 7 edizione, dato che tale festival è un patrimonio da difendere e propagare. Infatti, come dicevo prima, lo staff ben poco si lascia influenzare da vari burattinai e manipolatori, tristemente noti nel settore (tipo far suonare sempre le stesse 2-3 band con affluenze di pubblico risibili e ciononostante cercare di vender queste cose come “the ultimate fest”).


11. Secondo voi, oggi il Rock/Metal come viene visto dalle altre persone?
Anche qui ti posso rispondere che se una cosa deve essere intesa come una religione, salvo poi magari da parte degli stessi adepti rifiutare le stesse religioni tradizionali….mi vien da ridere…


12. Secondo voi il metal emergente italiano ha più successo fuori dai confini italiani? Se sì, perché?
Intanto di realmente emergente non vedo granché. Vedo dei gran come back, alcuni riusciti altri che funzionano esattamente come allora. Vedo nomi consolidati, vedo una gran opera di martellamento mediatico o quant'altro e ti posso assicurare comunque che già in un intervista dichiaravo il mio amore per l’hard rock più che heavy metal. Speriamo che comunque vengano tempi migliori per tutti.








sabato 15 settembre 2012

Intervista Synful Ira



SYNFUL IRA


Formazione:
Letizia “Leira” Chiozzi (voce)
Fabio “Baldo” Balducci (chitarra e voce)
Laura “Layla” Balducci (chitarra e voce)
Emanuele “PX” Chiozzi (basso)
Filippo “Filo” Martignano (tastiere)
Marco “Markino” Renzi (batteria) 



Luogo di provenienza:
Laura: Io e mio fratello Fabio siamo di Santarcangelo di Romagna come lo erano anche gli altri due membri iniziali che completavano la formazione mentre Emanuele e Letizia sono di un paese vicino quindi direi decisamente Santarcangelo come zona d’origine!






1. Com’è nato il gruppo? Ci sono stati cambiamenti nella formazione?

Fabio: Il gruppo è nato dalle menti mia e di mia sorella a fine 2004 quando io sognavo di creare una cover band degli Evanescence o una band inedita in quello stile e lei stava tentando con delle sue amiche di creare un progetto tutto al femminile ispirato ai Nightwish… Il nome Synful Ira arrivò nel 2007 mentre per i primi 2 anni di vita la band si chiamò Rising Shadows.
Negli anni la formazione ha subito numerosi cambiamenti, 3 tastieristi e 6 batteristi.
Prima dell’arrivo di Filippo alle tastiere (2010) ha suonato con noi dal 2007 Daniele Mazza, compositore e leader degli Ancient Bards, che poi dovette lasciare la band proprio per il crescente impegno dell’altro progetto; tra i batteristi ricordiamo Alessandro Carichini e Federico Gatti (attuale batterista Ancient Bards) che sostituirono Marco tra il 2008 e il 2010 quando studiò al CPM di Milano.



2. Che tipo di musica fate? In base a cosa avete scelto?

Fabio: Parlando del progetto cover è ovvio rispondere Gothic metal; parlando invece del nostro progetto inedito diciamo che abbiamo intrapreso una strada particolare ovvero scegliere il genere in ogni singolo brano in base all’argomento trattato…



3. Che significato ha il nome del gruppo? Com’è nato (il nome)?
Laura: Il nome Synful Ira non ha un significato vero e proprio, ma ci è sembrato molto orecchiabile e accattivante. La sonorità della parola Synful, che ricordava l'inglese "sinful" (peccaminoso) ma volutamente scritto sbagliato per togliergli quella connotazione, accostata ad Ira, parola latina che significa rabbia, ci dava l'idea di una perfetta unione di musicalità e aggressività; un pò come il nostro genere che unisce la durezza delle chitarre e delle ritmiche pesanti della batteria alle melodie intrecciate dalle tastiere e dalla voce della nostra cantante Letizia.
Il nome comunque è nato per caso e per gioco durante una riunione divertendoci a storpiare parole e accostandole tra loro; alcune erano davvero tremende….



4. Avete pubblicato qualche album?

Si, un concept album intitolato “Between hope and fear” di cui in precedenza era stato presentato un promo intitolato “The hard reality”.

Com'è nato.
Fabio: L’album è stato composto musicalmente da me con l’aiuto di Filippo nella fase di arrangiamento delle orchestrazioni; i testi derivano da una storia vera di mia conoscenza che ho scomposto in capitoli e fatta arrangiare ritmicamente in inglese da Laura e da un mio amico madrelingua inglese.

Significato del nome dell’album.
Laura: Beh l’album racconta la reazione e la rinascita di una persona dopo una bruttissima vicenda di tradimento e abbandono e quindi il titolo ricorda il grande bivio che ognuno ha quando deve rialzare la testa da una cosa simile… Sarà più forte la speranza di un futuro migliore o la paura di rimanere scottati ancora se ci si rimette in gioco?

Significato della copertina.
Fabio: La ferrovia è il perno tematico dell’album poiché la si può vedere come il percorso che uno sceglie di fare e quindi come retta via che ti porta a fare le scelte giuste oppure come nella canzone “Shining Tracks” come mezzo sbagliato per risolvere i problemi dato che il protagonista per qualche istante medita di togliersi la vita…
Il “fantasma rosso” nella copertina rappresenta l’anima o la coscienza del protagonista che, dando le spalle all’osservatore, cammina lungo il suo percorso verso la rinascita.

Parla della storia.
Fabio: la storia è un racconto confidenziale di una persona a me cara e la storia è realmente accaduta… Io mi sono limitato ad immaginarmi le varie scene mentre mi veniva raccontata la storia e poi ho immaginato di fare come una colonna sonora di un film dove ogni momento o stato d’animo dei personaggi vuole la colonna sonora adeguata… E così per ogni “fase” della rinascita psicologica del protagonista ho pensato a melodie diverse, velocità diverse, differente durezza dei cantati, tonalità più o meno cupe, stile delle orchestrazioni diverse (elettroniche o sinfoniche…) e perfino proporzioni dei volumi degli strumenti diversi da brano a brano. Questo perché volevo che anche chi presta attenzione prima alla musica che ai testi (come succede a me), potesse comunque capire o intuire la tematica del brano dalle sole note...

La sequenza di fasi:
True Lies: tradimento, l’inizio di tutto…
Behind the suspect: flash back a prima del tradimento con i brutti presentimenti
Shining tracks: depressione dopo aver accettato la realtà
Revenge of mind: colpo d’orgoglio con desiderio di vendetta
Inside my fears: battaglia feroce con le proprie paure nel rimettersi in gioco
My friend: secondo colpo d’orgoglio e ruolo degli amici nel risolvere i problemi
Hope: ritrovata speranza e primo incontro con una persona speciale
New love: il personaggio si rimette in gioco in una nuova relazione
Fatal Temptation: si rende conto che anche lui da vittima potrebbe diventare carnefice
Destiny: riflessione finale…

Vi auto-producete oppure avete trovato un etichetta?
Filippo: Il promo “The hard reality” è stato autoprodotto mentre l’album “Between hope and fear” è uscito sotto l’etichetta “logic(il)logic” a giugno 2012.

Avete incontrato qualche difficoltà nel mettere su questo progetto (prima, durante e dopo)? Se sì, quali?
Emanuele: La difficoltà più grande di una band numerosa è trovare un’idea comune per le varie decisioni da prendere e soprattutto mantenere costante la formazione nel tempo poiché i cambi di line up son sempre destabilizzanti anche se avvengono pacificamente per motivi di impegni.

Progetti futuri?
Letizia: Fabio attualmente sta lavorando alla composizione di un secondo album, intanto continuiamo a promuovere questo primo CD con concerti, interviste e le varie recensioni che vengono fatte sul web finora molto positive! E di questo ringraziamo ancora la nostra etichetta che sta facendo davvero un bel lavoro!



5. Secondo voi quanto è difficile trovare sostegno da parte di una casa discografica? Soprattutto quando si emerge?

Fabio: Beh, oggi il mercato musicale vive una brutta crisi; già con il download degli mp3 era diventata dura… Se poi aggiungiamo che oggi anche i fans più accaniti fan fatica a trovare i 15 euro per un cd originale o per andare a vedere un concerto chiaramente saran sempre meno le etichette che investono sulle band. Alla fine non è difficile trovare una casa discografica, il problema è che vieni considerato solo se hai già in mano un prodotto finito e già quindi pagato da te (band) sia a livello audio che grafico; quindi di fatto le label medio grandi si occupano di distribuzione e pubblicità ma ovviamente non si prendono più il rischio di finanziare da zero un album.



6. Chi, secondo la vostra opinione, non vede di buon occhio il metal nostrano e cerca in qualche modo di mettergli i bastoni tra le ruote?

Fabio: Eh… all’estero magari ci bacchettano perché non siamo navigati con la pronuncia inglese come in altri paesi… Ma in generale nel nostro paese c’è una serie enorme di pregiudizi verso il metal che noi ogni giorno cerchiamo di sfatare o smontare con le nostre canzoni…



7. Quali sono i gruppi che più vi hanno influenzato? In che modo?

Fabio: Qui ognuno potrebbe parlare per ore poiché veniamo da mondi musicali molto diversi; a livello di band potremmo riassumere dicendo Evanescence / Dream Theater / Rammstein per i suoni di chitarra pesanti, Nightwish per le atmosfere orchestrali, Ramstein e Muse per le atmosfere più elettroniche, Lacuna Coil / Evanescence per lo stile dei cantati. 



8. Com’è nata la passione per il vostro strumento? Perché avete scelto proprio quello?

Fabio: Nel mio caso ho sempre amato la chitarra fin da piccolissimo e credo di aver contagiato mia sorella in questo senso… Letizia ha sempre cantato e suo fratello Emanuele è diventato bassista per colpa/merito mio :D
Marco ha suonato la batteria fin dall’età di 4 anni anche perché pure suo padre è batterista.
Filippo ha inziato come pianista ma quasi subito ha capito che il pianoforte era troppo limitato e la sua voglia di cambiare continuamente sonorità e generi l’ha portato al mondo della tastiera.



9. Suonate altri strumenti? O vorreste imparare a suonare altri strumenti?

Laura: in effetti ognuno di noi ha un segreto in questo senso… Ad esempio io ho iniziato col pianoforte per poi cimentarmi col basso. Mio fratello avrebbe voluto fare il bassista… Forse è per questo che entrambi adoriamo le chitarre grosse e cattive xD
Emanuele ha iniziato come chitarrista per poi darsi al basso appena conobbe mio fratello all’università ( siamo pure contagiosi :D )
Letizia ha sempre cantato ma sa suonare molto bene il pianoforte e anche un po’ la chitarra.
Marco sa suonare anche la chitarra ma è anche molto bravo a cantare.
Filippo suona bene sia chitarra che basso e se la cava benino anche alla batteria.



10. Il live che più vi ha emozionato.

Fabio: Beh, direi il concerto del 2010 all’arena aperta di Poggio Berni dove abbiam suonato per la prima volta parte degli inediti che stavamo componendo…



11. Secondo voi, oggi il Rock/Metal come viene visto dalle altre persone?

Fabio: Ci sono molti pregiudizi nel nostro paese causati un po’ dal bigottismo di alcune persone e un po’ da alcuni metallari un po’ estremi che fanno di tutto per alimentare certe credenze… Diciamo che noi facendo un genere metal abbastanza calmo riusciamo a coinvolgere e ad attirare molte persone “non metallare” e a far capire che ascoltare rock o metal non centra nulla con l’essere belle o brutte persone….



12. Secondo voi il metal emergente italiano ha più successo fuori dai confini italiani? Se sì, perché?


Fabio: Questo si collega al discorso precedente… Ha più successo all’estero perché là c’è più apertura mentale ad ogni forma artistica… L’italia in ste cose è sempre 10 anni indietro purtroppo perché sembra che in sto paese si preferisca sempre l’usato sicuro (vedi le solite facce sui grandi palchi da 40 anni) che i nuovi talenti…




Vi ringrazio di cuore per la partecipazione. Siete stati gentilissimi. ^_^

Grazie a te per l’intervista e per la possibilità di farci conoscere!! \m/

martedì 11 settembre 2012

Intervista Television 60's



TELEVISION 60'S




Formazione:

Mikki – Vocals and Bass
Frizz – Guitar and Backin Vocals
Maark – Guitar
Cioxxx – Drums


Luogo di provenienza: Bergamo





1. Com’è nato il gruppo? Ci sono stati cambiamenti nella formazione?

La band nasce dalla mente di Mikki e Cioxxx, due ragazzi di Bergamo, che durante una notte brava a Glasgow (Capodanno 2006) si ritrovano a chiedersi: “Perché non fondiamo una rock n roll band? Potremmo chiamarla Television 60’s!”. Detto fatto!
Alla coppia si unisce presto il chitarrista Frizz, amico di lunga data, con il quale incidono il primo album.
Nel 2009 la band decide di passare da un trio ad un poker e di aggiungere alla formazione un altro chitarrista, Manuel, che desse più spinta al loro sound. All’inizio del 2010 però si arriva ad un altro cambio: Manuel lascia spazio a Maark, con il quale dopo un anno la band registra il suo secondo album.



2. Che tipo di musica fate? In base a cosa avete scelto?

L’idea era semplice: formare una superband caratterizzata da testi ai limiti della decenza e ritmi capaci di far muovere teste e fianchi, con lo scopo di vivere la propria esistenza in mezzo alle donne nude e al rock n roll. Lo street-sleaze rock‘n’roll suonato dalla band è divertente, energico, mai banale, caratterizzato da canzoni con ritornelli che rimangono appiccicati addosso come il chewingum sotto la suola delle scarpe.


3. Che significato ha il nome del gruppo? Com’è nato (il nome)?

Il nome non significa assolutamente nulla, niente a che vedere con la televisione e gli anni 60, ma suonava maledettamente bene!



4. Avete pubblicato qualche album?

Ad oggi abbiamo pubblicato 2 album.
Il primo disco, composto da dodici pezzi e autoprodotto, esce nel 2008 con il titolo “One Shot, One Fall, One Crash”. Esso viene registrato presso lo Studio17 a Clusone (BG) con la supervisione di Lucky Chiva, chitarrista dei Jolly Power con cui, tra l’altro, abbiamo condiviso il palco in un paio di occasioni.
All’inizio del 2012 abbiamo firmato un contratto con la Street Symphonies Records, etichetta underground bresciana, sotto la quale è uscito il nostro secondo album, “Celebr-hate”, composto da 8 tracce e registrato presso il Tray Studio di Inzago (MI).



5. Secondo voi quanto è difficile trovare sostegno da parte di una casa discografica? Soprattutto
quando si emerge?


Moltissimo. Perché le case discografiche, soprattutto in Italia, tendono ad ignorare totalmente i gruppi emergenti affidandosi piuttosto a band affermate.
Oppure…se conosci le persone giuste e hai un gruppo di merda sfondi, se invece non hai conoscenze e hai un supergruppo nessuno ti caga.
L’unica speranza sono le etichette underground che sicuramente mettono anima e corpo in ciò che fanno ma purtroppo nella maggior parte dei casi non hanno fondi sufficienti per supportare adeguatamente le band.



6. Chi, secondo la vostra opinione, non vede di buon occhio il metal nostrano e cerca in qualche modo di mettergli i bastoni tra le ruote?

La Chiesa ahahah…che illumina solo quando brucia.



7. Quali sono i gruppi che più vi hanno influenzato? In che modo?

Tutti e nessuno. Le nostre canzoni non fan riferimento a nessuno in particolare, ci sono venute così in sala prove e così sono. E’ ovvio comunque che andiamo matti per la scena scan-rock (Backyard Babies su tutti), ma ascoltiamo tranquillamente anche altre robe come metal, elettronica, rap e swing. Il rock n roll non è un’etichetta, è come vedi la vita, e lo puoi trovare in qualsiasi genere musicale.



8. Com’è nata la passione per il vostro strumento? Perché avete scelto proprio quello?

Probabilmente casualmente.
A Frizz quindicenne piaceva Kurt Cobain, quindi ha iniziato a suonare la chitarra.

Mikki quindicenne ha visto un video degli Iron Maiden e, folgorato da Steve Harris, ha deciso di suonare il basso.

Cioxxx ha da sempre avuto il desiderio di spaccare e far rumore, quindi batteria.

Maark ha scelto la chitarra per fare il virtuoso ma ad un certo punto ha detto: “fanculo, voglio solo far ballare la gente”.



9. Suonate altri strumenti? O vorreste imparare a suonare altri strumenti?

No..quelli che abbiamo ci bastano e avanzano ahahahahah



10. Il live che più vi ha emozionato.

Ogni live ha un suo perché, ma se proprio dobbiamo scegliere votiamo il Live @ The Rambler (Eindhoven) in Olanda per ovvi motivi!



11. Secondo voi, oggi il Rock/Metal come viene visto dalle altre persone?

Secondo noi sempre più giovani si esaltano per il rock e il metal.



12. Secondo voi il metal emergente italiano ha più successo fuori dai confini italiani? Se sì, perché?

Sì, perché all’estero c’è più apertura mentale ed interesse per il nuovo, ma questo purtroppo vale per tutti i campi, non solo quello musicale.











venerdì 7 settembre 2012

Intervista Sinezamia


SINEZAMIA





Formazione:
Marco Grazzi – voce – dal 2004
Carlo Enrico Scaietta – tastiere – dal 2004
Marco Beccari – basso – dal 2008
Federico Bonazzoli – chitarra – dal 2009
Stefano Morbini – batteria – dal 2011


Luogo di provenienza : Mantova




1. Com’è nato il gruppo? Ci sono stati cambiamenti nella formazione?

Il gruppo è nato nella metà del 2004, con l'intento di riportare quelle sonorità che ascoltavamo attraverso nostri pezzi, scritti, arrangiati e suonati da noi. All'epoca eravamo 17/18 anni ma fin da subito sono nati i primi pezzi nostri come Corto Circuito, Fotografia, Noia, Dentro me. Molti rimasti inediti, altri li suoniamo ancora oggi. Le band di riferimento erano le classiche band new wave dark anni '80 anche se a mio avviso abbiamo sempre avuto una attitudine più virata verso il rock. Da quel lontano Maggio 2004 siamo rimasti solo io, alla voce e Carlo Enrico Scaietta alle tastiere. Molti sono entrati, altrettanti usciti. Questa formazione attuale risale alla fine del 2010, attraverso la quale la band ha intrapreso un’impronta sonora ben più violenta, massiccia e corposa. Ed è quella con la quale sono usciti il fortunato singolo OMBRA nel 2011 e l'album LA FUGA nel Marzo di quest'anno.



2. Che tipo di musica fate? In base a cosa avete scelto?

Fondamentalmente facciamo un rock italiano cantato rigorosamente in italiano, molto cupo ed aggressivo. Sicuramente agli inizi, soprattutto nei primi due EP del 2007 e del 2009 eravamo più una band new wave, legata a band come i Litfiba e Diaframma degli anni '80. Con questa formazione invece, grazie anche al fatto che siamo 5 ragazzi con background differenti, si sta creando un suono sempre più personale che sta trovando riscontro sia negli amanti del rock, del dark, della new wave ed addirittura nel metal, cosa insolita per noi. Credo che LA FUGA rappresenti solo la partenza di questo nostro nuovo percorso. Già nei nuovi pezzi che stiamo componendo e registrando in sala prove suonano diversi, con una cura più maniacale degli arrangiamenti e sperimentazioni sonore per noi inedite. La scelta all'epoca di orientarci verso un trend “dark wave” era legata agli ascolti miei e degli amici, divenuti poi componenti veri e propri della band. Ora non ci poniamo limiti ne etichette... suoniamo la nostra musica e basta.



3. Che significato ha il nome del gruppo? Com'è nato (il nome)? 

Il nome risale al 2003, ancora prima che nascesse la band e fu cognato da me e Carlo Enrico. E' l'accostamento di due parole latine Sine e Zamia, ovvero “Senza pregiudizio”. Ci piaceva il significato ed il suono. Sicuramente una parola originale e unica. Non ricordo bene le dinamiche, ma io avevo già in mente di formare una band e suggerii questo nome all'allora band di Carlo Enrico, che però non venne mai utilizzato. Meglio cosi.



4. Avete pubblicato qualche album?
  • Com’è nato. 
  • Significato del nome dell’album. 
  • Significato della copertina. 
  • Parla della storia. 
  • Vi auto-producete oppure avete trovato un etichetta? 
  • Avete incontrato qualche difficoltà nel mettere su questo progetto (prima, durante e dopo)? Se sì, quali? 
  • Progetti futuri? 

· Il nostro primo album è uscito nel marzo di quest'anno e si intitola LA FUGA, da Agosto ci stiamo avvalendo della collaborazione con i ragazzi di Atomic Stuff per la promozione del disco in Italia e all'estero su panorami nuovi, diversi da quelli dark, new wave degli ultimi anni (dove ci siamo sempre mossi) per spingere la nostra musica anche su altri fronti, secondo noi attinenti a quello che facciamo adesso e molto interessati. Lo dimostrano le ottime recensioni su diverse webzine metal. Prima di questo lavoro, ci sono state altre uscite discografiche ufficiali, ovvero l'ep FRONDE del 2007 (7 pezzi), l'ep SACRALITA' del 2009 (4 pezzi) ed il singolo OMBRA nel 2011.
Da fine 2010 ad ora non abbiamo più suonato a Mantova. Abbiamo deciso di dedicarci soprattutto alla stesura e pre-produzione dell’intero disco e a provarlo dal vivo lontano da casa. Siamo stati quindi in diverse città, come Torino, Bergamo, Brescia, Milano, Roma, raccogliendo diverse esperienze. Nell’aprile 2011 siamo entrati negli Strong Studio di Saro Torreggiani ed abbiamo registrato il singolo “Ombra”,edito poi nel mese successivo. Visti i numerosi e positivi riscontri del pezzo, abbiamo deciso di entrare in studio a fine maggio, per iniziare a registrare i pezzi inediti che avevamo, con l’intento di arrivare a confezionare un disco di otto brani. La prima parte di registrazioni si è conclusa a luglio con sei canzoni registrate. Le ultime due, composte tra agosto e settembre, sono state registrate a ottobre. Il disco sarebbe dovuto uscire a cavallo tra dicembre e gennaio ma purtroppo, un furto a fine novembre agli Strong Studio ha causato l’imprevisto: tutte le registrazioni sono andate completamente perse. Un furto che ha toccato nel profondo noi ed altri dieci artisti. Tutto da rifare, tutto da capo, proprio quando il traguardo era li, ad un soffio. Non ci siamo persi d’animo e con la grinta e voglia di riscattarci, nel solo mese di dicembre abbiamo registrato nuovamente l’intero disco con Daniele La Spada e nei primi due mesi dell’anno abbiamo curato i mixaggi e master con Saro. E’ stata una bella rivincita e una grande soddisfazione personale. A posteriori, possiamo dire che il risultato, sicuramente dettato dalla rabbia per quello che era successo e dall’entusiasmo di pubblicare un disco nuovo, è stato decisamente migliore. Ridendoci sopra, possiamo anche dire che da qualche parte esistono le registrazioni inedite di un disco dei Sinezamia che non vedranno mai la luce, forse.
l titolo è stato scelto come ultima cosa, dopo la copertina, opera della bravissima fotografa fiorentina Elisa Melai. All’inizio vi erano altri titoli, come “Metamorfosi”, “Vita sotterranea”, “Frammenti”. Poi abbiamo deciso di optare per “La fuga”, che è anche uno dei pezzi contenuti nell’album. Questo disco per noi rappresenta una fuga da tante cose.
Innanzitutto è una fuga dalla quotidianità e dalla mondanità che, la maggior parte delle volte, opprimono i nostri sentimenti e le nostre aspirazioni e la musica è sicuramente un mezzo che aiuta ad evadere. Una fuga da certi stereotipi musicali troppo inflazionati e scontati; noi stessi non ci consideriamo più una band solamente new wave o dark o come dir si voglia e credo che questo album ne sia la prova. E’ il frutto di cinque background musicali diversi che hanno dato vita a questi otto pezzi e ad altri che, per il momento, sono rimasti nel cassetto o stanno nascendo ora. Ci piace mescolare un po’ le tinte,mantenendo però il nostro stile, sicuramente diverso da molte altre band ma tuttora riconoscibilissimo; è una fuga da continui accostamenti… e credo che noi ce l’abbiamo fatta. Ora tocca a chi ci ascolta riscontrare questo fatto…
Ci siamo sempre autoprodotti tutto. Tutti i nostri lavori discografici sono stati finanziati da noi stessi. Io ho seguito l'aspetto grafico di tutti gli artwork e l'aspetto burocratico stampa/siae/vendita.
La stessa distribuzione è seguita da noi. Vendiamo il cd per corrispondenza, in alcuni negozi, su Ebay e su oltre 20 piattaforme digitali in tutto il mondo. Certo, la cosa resta sempre limitativa perché viene a mancare una distribuzione e promozione capillare ed adeguata. Ma coloro che dicono di occuparsi di ciò, il più delle volte, richiedono cifre troppo alte e non siamo mai certi del riscontro garantito. Lo stesso discorso vale nel trovarci le date. Seguiamo tutto noi, siamo una piccola azienda dalla creazione dei pezzi al prodotto finale, ovvero i dischi. E ne siamo molto fieri di ciò, perché ti permette di restare sempre a stretto contatto con l'arte che crei tu, viverla veramente e venire a conoscenza di tutti gli aspetti più rognosi ma indispensabili.
I problemi che riscontriamo credo siamo quelli che trovano tutte la band: troppo cambi di formazione (anche se al momento non ne rimpiango nessuno) e troppa difficoltà nel trovare date e il giusto interessa da parte delle riviste specializzate. Tra i progetti futuri speriamo in una buona risposta di pubblico con l’album e che ci permetta di entrare in contatto con persone davvero interessate al nostro progetto. Auto-prodursi in tutto è si soddisfacente, ma davvero massacrante e comunque limitativo. Speriamo di fare molti concerti, conoscere nuova gente e proporre già nuovi pezzi. Alcuni sono stati scartati dalle session del disco, altri stanno nascendo in questo periodo ed alcuni del passato li abbiamo completamente stravolti. Un motivo in più per vederci dal vivo.



5. Secondo voi quanto è difficile trovare sostegno da parte di una casa discografica? Soprattutto quando si emerge?

Non lo so, non avendo mai avuto a che fare con case discografiche, potrei risponderti per ipotesi. Più che trovare il sostegno (sarebbe già un grandissimo risultato) sarebbe già tanto trovare una etichetta che almeno risponda alla tua richiesta, al prodotto che porti a loro. La maggior parte non risponde e trova, a mio avviso, interesse in quelle band facilmente modificabili, con un sound insipido, facilmente contaminabile. Sicuramente quelle band “indie”, tutte un po' uguali tra loro, cosi tristi, incazzate e modaiole allo stesso tempo. Che parlano di amori come raccontare una filastrocca vagamente rockeggiante.



6. Chi, secondo la vostra opinione, non vede di buon occhio il metal nostrano e cerca in qualche modo di mettergli i bastoni tra le ruote?

Non seguo la scena metal, almeno io personalmente. Marco il bassista si, ha trascorsi in band trash, ma anche lui, sebbene ami ancora quel genere, non lo segue più come anni fa. Io mi fermo ai Black Sabbath con Ozzy (li adoro letteralmente) e ai primi Death SS con Paul Chain. Io stesso non apprezzo la scena metal di adesso, in Italia e non. In primis ho altri background, quindi il mio parere risulta appunto influenzato da altri ascolti e stili. Io prediligo la cupezza, il nervosismo, la drammaticità e il cantato in italiano. Il sentimento, l'emozione. La band metal di adesso mi sembrano un po' tutte fatte con lo stampino, un po' troppo infarcite di batterie triggherate, classico riff piazzato li e voci, per me, indecifrabili. Scusa se sono stato un po' “duro”. Eppure il nostro disco sta avendo molti apprezzamenti nell'ambito metal. Molte webzine lo hanno recensito in maniera ottima. Questo comunque testimonia che nel metal la musica è vissuta davvero con il cuore...e la cose è lodevole. Però nel nostro disco, credo che certe sonorità metal (certo, non estreme) le si possano avvertire.



7. Quali sono i gruppi che più vi hanno influenzato? In che modo?

Visto che suoniamo da 8 anni e ci sono stati almeno 10 musicisti...ti faccio un elenco di tutto, perchè sarebbe un labirinto addentrarsi nelle influenze di tutti: Black Sabbath, Editors, Interpol, White lies, Tool, Timoria, Litfiba '80, Diaframma '80, Neon, Joy Division, Bauhaus, The Cure, Franz Ferdinand, Queen, Pink Floyd, Guns'n' roses.



8. Com’è nata la passione per il vostro strumento? Perché avete scelto proprio quello? Suonate altri strumenti? O vorreste imparare a suonare altri strumenti?

Dovrei chiederlo a tutti...ma è una domanda che non mi sono mai posto. Gli altri ragazzi, oltre al loro strumento principale, sanno anche interagire con chitarra, batteria, basso e tastiere. Io ammetto di non suonare nulla (sto imparando i primi accordi di chitarra) ed anche vocalmente sono un autodidatta, mai preso una lezione di canto. Io voglio e devo trasmettere emozioni anche se riconosco in me un netto miglioramento rispetto al primo lavoro Fronde. Mi piace scrivere e sfogare le mie sensazioni ed emozioni attraverso le parole, in italiano. Non sempre riesco a scrivere dei testi che mi soddisfino, come credo capiti a molti. Molte volte i più belli sono stati scritti di getto in pochi minuti...e mi piace giocare molto con la mimica. Il mio strumento è sicuramente il corpo, vivo fisicamente ogni singolo momento del concerto.



9. Il live che più vi ha emozionato.

I concerti sono stati parecchi, ma speriamo lo siano sempre di più. Per noi è la dimensione più importante ma che però fatichiamo sempre a coltivare con costanza. L’essere indipendenti al 100% comporta che sia io stesso a trovare date, spedire cd a destra e a manca, fare promozione, ecc.
Il tutto è sempre stato tutto autogestito dai Sinezamia, mai nessun esterno. E quindi quello che spero, sarebbe un po’ più di fiducia da parte dei gestori e dagli organizzatori di eventi. Siamo sulla piazza da 8 anni, 6 oramai dal vivo seriamente, non siamo alle prime armi. E soprattutto cantiamo in italiano, senza nasconderci a cantati pseudo-inglesi dal significato sconosciuto.
Esperienze belle ce ne sono state parecchie. In particolare posso citarne due soprattutto, ovvero la data al Sinister Noise di Roma con gli Avant Garde, nel Dicembre 2011. Pubblico romano davvero ottimo ed interessato, che mi ha accompagnato poi nei locali notturni di Roma fino all’alba e sicuramente quello all’Ekidna di Carpi (Mo) nel maggio di quest’anno. Ottima location, ottimo pubblico partecipe e spettacolari i ragazzi dell’organizzazione Grotesque, ovvero Gianfranco e Nico. Il concerto è stato anche ripreso



10. Secondo voi, oggi il Rock/Metal come viene visto dalle altre persone?

Dalle altre persone che non ascoltano ciò? E' sempre il solito discorso: musica per drogati, depressi, satanisti. Aimè non è cosi, conosco moltissime persone di questo ambiente e posso assicurare che sono le più sensibili e disposte al dialogo e al socializzare. Io mi sono sempre considerato un “dark”, ma di quelli di una volta..vestito elegante, ho sempre evitato borchie, stivali con cm di suola, ecc., lasciando spazio ad orecchini, rosari, aneli, bracciali. Quindi non mi viene difficile entrare anche in ambienti diversi da quelli che piacciono a me. Anzi mi piace entrare nei posti dove vengo visto come un diverso, per cogliere i loro sguardi sbalorditi. Ma ammetto che c'è molta gentaglia, incapace di relazionare e molto propensa allo scontro verbale ed anche fisico. Una tristezza.



11. Secondo voi il metal emergente italiano ha più successo fuori dai confini italiani? Se sì, perché?

Credo di si, parchè l'Italia è un paese fermo, mentalmente. Sicuramente il metal ha comunque più sbocchi e possibilità in Italia che una band come noi, un po' atipica. Il cantato in inglese ti permette di essere ascoltato senza magari una particolare attenzione da parte dell'ascoltatore. Noi invece siamo convinti nello scrivere in italiano, perché siamo fortemente convinti in quello che diciamo e vogliamo trasmettere. E l'italiano non è certo una lingua facile da piegare alle metriche rock, ma sicuramente una bellissima lingua, a mio avviso la più bella. Puoi giocare su sfumature, su dei chiaro/scuri incredibili. All'estero comunque vi è una cultura maggiore nei giovani verso la musica. I gruppi emergenti hanno i lori spazi e sono supportati. Qua si fa a botte oramai con le cover band, perché la gente vuole ascoltare le canzoni degli artisti preferiti. E degli stessi artisti preferiti si hanno le discografie scaricate e masterizzate. Manca proprio la cultura di fondo che sta alla base della musica: l'acquisto del disco, l'assimilarlo, il seguire la band dal vivo.
Qua ci si riduce a suonare in posti non adatti alla musica, con gestori incompetenti, a prezzo zero. Questo non è rispetto per chi si sbatte nel fare arte...perché la musica è arte.




Vi ringrazio di cuore per la partecipazione. Siete stati gentilissimi. ^_^
Grazie a te per lo spazio concesso. Ricordo che chiunque è interessato al nostro disco LA FUGA (ma anche ai precedenti EP) può contattarci ai seguenti link, aggiornati di continuo quotidianamente:

info@sinezamia.it - sinezamia@hotmail.it

http://www.sinezamia.it
http://www.myspace.com/sinezamiamantova
http://www.facebook.com/sinezamia
http://www.lastfm.it/music/Sinezamia
http://www.rockit.it/sinezamia
http://www.tunecore.com/music/sinezamia
http://itunes.apple.com/us/artist/sinezamia/id508458571


















giovedì 6 settembre 2012

Intervista Yerbadiablo


YEARBADIABLO



Formazione:
Nik “the oyster”: vocals, guitars & bass El loco: drums The Jester: percussions, piano, synth, violin, jew's harp, harmonica, noise fx additional players: Gabriele Bolognesi (tenor sax & flute) - Thomas Gamberini (background & lead vocals) – The Manimal (background vocals) – Fabio “ili” Cantelli (guitars & vocals) – Luca Gomedi (percussions, didjeridoo & synth).

Luogo di provenienza: Bologna.




1. Com’è nato il gruppo? Ci sono stati cambiamenti nella formazione?

Yerbadiablo è un progetto solista, una one- man band, nata semplicemente dalla mia passione per la musica e per il desiderio di realizzare un album attraverso cui poter esprimere e dare voci ai miei pensieri. Del resto considero la musica un mezzo di comunicazione senza eguali.
Alla registrazione del primo album “Jester in Brick Lane”, hanno collaborato diversi musicisti ognuno dei quali ha lasciato la sua personale impronta sull'album. E' stata un' esperienza entusiasmante in un clima di serenità e complicità e libera da ogni tipo di stress, fattori fondamentali per la buona riuscita di un progetto in studio.



2. Che tipo di musica fate? In base a cosa avete scelto?

“Jester in Brick Lane” è un album eclettico e camaleontico. Difficile attribuirgli un genere particolare, perchè di fatto si muove all'interno di vari generi musicali. Le influenze sono molteplici (Hard Rock, Punk, Noise, Progressive, Reggae, Rock'n'Roll, Psychedelia, Country etc...). Questa varietà riflette in pieno il mio modo di essere e nasce dalla personale necessità di una libertà stilistica totale e da un'innata avversione verso ogni tipo di omologazione, di categorizzazione.
La musica è libertà e “Jester in Brick Lane” vuole essere discepolo di questo dogma. Il suo significato di fondo assume una logica proprio nella sua molteplicità. Ogni canzone è come un frammento di puzzle che insieme agli altri rende possibile il disegno completo.




3. Che significato ha il nome del gruppo? Com’è nato (il nome)?

La yerba del diablo è una pianta dalle proprietà psicotrope usata da alcune popolazioni indigene del Messico, come gli Yaquì, nei loro rituali sciamanici. E' spesso protagonista nelle avventure dei libri di Carlos Castaneda, che per molto tempo sono state le mie principali letture. Ho scelto di chiamare la band Yerbadiablo proprio come personale tributo a questo autore e all'America Latina e come segno del profondo rispetto che nutro verso tutte le minoranze indigene del pianeta, che considero una ricchezza da preservare.
L'erba del diavolo è una pianta sacra dalle proprietà curative, il suo consumo permette di esplorare realtà parallele e differenti stati di coscienza. Possiede pero' anche un lato oscuro e pericoloso, chi si avvicina ad essa, prima ancora di saperla maneggiare deve avere un animo nobile per non diventare sua inconsapevole vittima.
Come dice l'indio Don Juan:

“L'erba del diavolo trattiene gli uomini che vogliono il potere e si sbarazza di quelli che non sanno gestirlo!”



4. Avete pubblicato qualche album? 

Il primo album ufficiale degli Yerbadiablo è “Jester in Brick Lane” ed è uscito ufficialmente il 27 agosto 2012.

Com'è nato.
Inizialmente, come spesso accade, era soltanto un' idea. Per permettere ad un' idea di diventare realtà bisogna avere una grande volontà, una dedizione totale, ma soprattutto bisogna crederci. Bisogna credere prima in sé stessi e poi nel progetto.
La mia passione per la musica ha fatto il resto. Non è stato difficile credere in un progetto musicale, dal momento che la musica è ciò che per me ha più valore. Potrei vivere senza tante cose, ma non senza di essa!

Significato del nome dell’album.
Ti svelo subito una curiosità. L'album avrebbe dovuto chiamarsi semplicemente “Jester” ed è stato così fino a poco prima di firmare il contratto con l'etichetta. Jester in inglese significa "giullare". Una figura a me cara perché evoca mistero, follia, creatività e genio. Il giullare è il protagonista dell'intero album, è lui che assumendo varie forme unisce le tracce una ad una con diabolica pazienza. Ma il titolo “Jester” mi sembrava troppo riduttivo e in un certo senso banale. All'ultimo ho deciso, con l'approvazione della mia etichetta, di chiamarlo “Jester in Brick Lane”, perchè meglio rappresentava la natura eclettica dell'album, sia a livello sonoro che di contenuti.
Tra l'altro “Brick Lane” è la terza traccia dell'album ed è una delle canzoni a me più care. E' dedicata alla celebre via di Londra che, durante un mio soggiorno mi ha letteralmente folgorato e forse ha dato il la alla realizzazione di questo album. A Brick Lane si respira un'atmosfera artistica senza paragoni, si incontrano gli individui più strani e si tocca con mano il prezioso diritto della libertà espressiva. Queste caratteristiche unite al fatto di essere nel quartiere bangladese di Londra conferiscono a Brick Lane un fascino multiculturale ed esotico, dal quale è difficile non farsi travolgere.
Consiglio a chiunque vada a Londra di recarsi a Brick Lane e di restarci il più possibile!

Significato della copertina.
La copertina in sé non ha un significato. Su sfondo nero campeggia il logo Yerbadiablo e sopra di esso vi è il simbolo sul quale non mi pronuncio, preferendo lasciare libera interpretazione.
Il significato semmai si ritrova nel booklet, dove ogni canzone è affiancata da un simbolo che la rappresenta. La simbologia è infatti parte integrante dell'album ed è importante tanto quanto musiche e testi. Nulla è lasciato al caso.

Parla della storia.
Impossibile riassumere in poche righe tutto quello che c'è qui dentro, ma per chiunque desideri avere informazioni sul contenuto di “Jester in Brick Lane” e abbia una certa dose di pazienza (perché c'è parecchio da leggere) inserisco qui sotto il link alla mia pagina facebook. Sotto la voce “informazioni” c'è la risposta a questa domanda in inglese e italiano. In fondo c'è addirittura una sorta di riassunto canzone per canzone. Buona lettura:
http://www.facebook.com/pages/Yerbadiablo/187711264596993?ref=hl

Vi auto-producete oppure avete trovato un etichetta?
Mi sono auto- prodotto. Prima è stato registrato l'album e successivamente ho trovato l'etichetta per promuoverlo. Non posso che ringraziare di cuore la Logic(il)logic, per aver creduto nel progetto e per avergli dato una “casa” degna. Il lavoro che sta facendo per promuovere il disco è eccezionale. La cosa che mi ha fatto più piacere è che i ragazzi della Logic(il)logic hanno apprezzato “Jester in Brick Lane” pur nella sua stravaganza e nella sua matrice non prettamente Metal, se non a tratti.
Si tratta quindi di una sorta di scommessa sia per me che per l'etichetta e credo che entrambi meritiamo di vincere questa scommessa, se non altro per il coraggio di osare e di rompere gli schemi. Spero fortemente che la loro fiducia venga ripagata nel migliore dei modi.
Ma questo ovviamente lo deciderà il pubblico.

Avete incontrato qualche difficoltà nel mettere su questo progetto (prima, durante e dopo)? Se sì, quali?
Da ragazzino avevo già avuto due esperienze in studio con il mio precedente gruppo. Questa volta si è trattato di un album solista. Una cosa ben diversa. Un'esperienza particolare che presenta aspetti negativi e aspetti positivi. Uno negativo è che doversi occupare da solo della composizione di musiche e testi, della registrazione di quasi tutti gli strumenti e della preparazione dell'artwork, non è semplice. Richiede pazienza, sacrificio, autocontrollo e concentrazione.
Uno positivo è che si è totalmente liberi, si ha il pieno controllo della situazione, non ci si stressa e soprattutto non si litiga con nessuno! Se devo tirare le somme direi che gli aspetti positivi superano di gran lunga quelli negativi.
Per la buona riuscita di un album infine è necessario mantenere il più possibile il clima sereno e disteso durante ogni fase di registrazione. In questo senso hanno quindi un ruolo fondamentale sia lo studio di registrazione che il produttore esecutivo. Luca Gomedi dell'High Distortion Level non mi ha certo fatto mancare queste qualità. Il giullare ovviamente ringrazia anche lui!

Progetti futuri?
Al momento progetti futuri veri e propri non ce ne sono. Diciamo che mi godo un po' di relax e speriamo qualche soddisfazione, dopo più di un anno passato tra mixer, chitarre, e foglietti di carta su cui scrivere parole e note. Ma se devo essere sincero mi stuzzica l'idea di un nuovo progetto, ovviamente sempre targato Yerbadiablo, ma questa volta con una band dietro. Mi piacerebbe fare un album veramente fuori di testa, per cui se dovessero bussare alla mia porta i musicisti più strippati che esistano in circolazione, potrebbe nascere qualcosa di interessante. 



5. Secondo voi quanto è difficile trovare sostegno da parte di una casa discografica? Soprattutto quando si emerge?

Se parli di sostegno economico una band emergente deve, nel 99% dei casi, fare affidamento esclusivamente sulle proprie disponibilità. Togliendo il lato economico, ci sono sicuramente label indipendenti, che per quanto piccole, sono in grado di svolgere degnamente il proprio lavoro. Così come sicuramente ce ne sono altre che lasciano a desiderare in quanto a professionalità e onestà. Fortunatamente non è il mio caso. “Jester in Brick Lane” non poteva finire in mani migliori.



6. Chi, secondo la vostra opinione, non vede di buon occhio il metal nostrano e cerca in qualche modo di mettergli i bastoni tra le ruote?

Purtroppo non è un problema solo di Metal e purtroppo non è un problema solo attuale. Sono tanti i gruppi italiani, anche del passato, che avevano tutte le carte in regola per lasciare un segno a livello internazionale, se non fosse che erano italiani. Un deficit di partenza difficilmente colmabile. Il caso più clamoroso è sicuramente quello degli Area. Gli Area sono, e non ho paura a dirlo, una delle più grandi band degli anni '70, a livello tecnico e creativo non hanno nulla da invidiare a gruppi straordinari quali King Crimson, Gentle Giant e Gong, e le doti canore di Demetrio Stratos sono inarrivabili per chiunque. Sperimentatori talmente folli da eludere ogni catalogazione. Eppure difficilmente ci si ricorda di loro. Se fossero stati inglesi o americani oggi potremmo ammirare i loro strumenti sparsi in tutti gli Hard Rock Cafè del mondo. Ma erano italiani!



7. Quali sono i gruppi che più vi hanno influenzato? In che modo?

Difficile dirlo dal momento che mi nutro di musica a 360 gradi, escludendo ovviamente le schifezze commerciali. “Jester in Brick Lane” cambia binario ad ogni stazione e spesso lo cambia in corsa. Il risultato sono 13 tracce distinte una dall'altra e provenienti da background differenti.
Se vuoi qualche nome: Dagli Infectious Grooves ai Blue Oyster Cult, da Tom Waits ai Grateful Dead, dagli Einsturzende Neubauten a Pj Harvey, dai Sunn o)) ai The Black keys, dai Ramones a Mike Patton. Insomma da un estremo all'altro senza sosta. Tutto questo è ciò che mi influenza e che in qualche strano modo ha fatto nascere “Jester in Brick Lane”.



8. Com’è nata la passione per il vostro strumento? Perché avete scelto proprio quello? 

Il mio strumento è la chitarra, diciamo che nasco come chitarrista, ma non ho una vera passione e non sono io che ho scelto la chitarra, ma è la chitarra che ha scelto me. Se da bambino vivi in un condominio difficilmente potrai suonare la batteria senza che qualcuno ti rompa i coglioni. Quanto al basso, beh, da bambino non sai manco a cosa serve e certamente sognando di diventare una Rock Star assumi come modello cantanti e chitarristi, perchè il successo spetta a loro.
Poi per fortuna diventi grandicello e capisci che la base ritmica (basso e batteria) non solo è l'ossatura di una canzone, ma può perfino diventare il loro punto di partenza. E' con questa consapevolezza che ho composto la maggior parte delle canzoni di “Jester in Brick lane”. La fase creativa, ruolo che solitamente spetta a chitarra e voce, è stata qui affidata per lo più al basso. Se non fossi partito da lì staremo parlando di un album del tutto diverso, sicuramente meno particolare.
E' incredibile scoprire quanto partendo da un giro di basso e da un ritmo di batteria cambi la prospettiva di una canzone. E a quel punto viene il bello, perchè riesci a tirar fuori dalle chitarre cose che prima non avresti nemmeno immaginato. Un esercizio davvero stimolante!



9. Suonate altri strumenti? O vorreste imparare a suonare altri strumenti?
Cerco di suonare tutti gli strumenti possibili, conscio del fatto che non è fondamentale essere tecnici o virtuosi per potersi permettere di suonare. Un suono può essere prodotto con qualunque cosa e in qualunque modo. Tutto può essere musica. Ciò che serve, soprattutto al giorno d'oggi, sono l'originalità e le idee, che latitano da troppo tempo.
Se si guardasse solo alla tecnica non sarebbero nati generi come il blues, la psichedelia, il Punk, il garage e tanti altri. Sarebbe una noia mortale!



10. Il live che più vi ha emozionato.

Gli Yerbadiablo non hanno al momento un'attività live, trattandosi di un progetto solista. In futuro chissà...



11. Secondo voi, oggi il Rock/Metal come viene visto dalle altre persone?
Rock will never die!!! Ormai sembra quasi banale dirlo, ma è la dannata verità.
Anche se in certi periodi il Rock sembra avere la bandiera a mezz'asta, prima o poi arriva sempre qualche band capace di riportarla in cima e a farla sventolare nell'alto dei cieli. Amen.
Come viene visto dalle altre persone non è importante ed è del tutto ininfluente. Mi spiace per loro.



12. Secondo voi il metal emergente italiano ha più successo fuori dai confini italiani? Se sì, perché?
Sinceramente ho perso un po' di vista la scena metal emergente italiana. Fino a una decina di anni fa la seguivo certamente di più. Se non erro i gruppi che hanno fatto più successo fuori dai confini italiani hanno avuto di pari passo lo stesso successo anche in patria. Mi riferisco ad esempio ai Rhapsody, gli Extrema, i Necrodeath e tanti altri. Inoltre per molti gruppi stranieri è un piacere suonare in Italia, proprio per la partecipazione e il calore che solo il pubblico italiano è in grado di dare. Magari in termini numerici gli italiani sono leggermente inferiori, ma si fanno sentire eccome.






























martedì 21 agosto 2012

Intervista Absynth Aura




ABSYNTH AURA




Formazione:

Claudia “Klod” Saponi – Vocals
Michele “Dr. Viossy” Vioni – Guitars
Giorgio “JT” Terenziani – Bass
Marco “Mark” Renzi – Drums


Luogo di provenienza:  Fabbrico (RE) / Riccione




1.   Com’è nato il gruppo?
      Il gruppo nasce, si può dire per caso? Il tutto prende vita perché Claudia aveva bisogno di arrangiare a registrare un brano per un concorso a cui doveva partecipare. Il brano in questione era Will is Power… noi ci conoscevamo già da tempo, ma non avevamo mai collaborato insieme direttamente. La cosa è andata bene fin da subito, Claudia ha vinto il concorso e abbiamo continuato a mandarci idee, fin quando non abbiamo capito che era decisamente meglio unirsi e formare una band piuttosto che lavorare separati e sporadicamente.

2.    Che tipo di musica fate?
      Questa è una bella domanda… ci hanno dato le etichette più diverse perché sostanzialmente su Unbreakable si possono trovare mille influenze diverse: dal pop al metal dal soul al progressive. Se vogliamo rendere le cose semplici diciamo una sorta di melodic metal anche se ogni definizione sta un po’ stretta la momento.

3.    Che significato ha il nome del gruppo?
      Significato vero e proprio non c’è è un binomio che genera idee e sensazioni. Il nome nasce da un’idea di Viossy che ha unito il concetto di Absynth preso da una scena di Dracula (quello con Gary Oldman per intenderci) con Aura per dare l’idea di qualcosa di evanescente, ma bello e profondo. Alla fine è piaciuto a tutti e abbiamo pensato che era proprio il nome giusto. Come sempre alcune cose sai che funziona e basta eh eh.

4.    Avete pubblicato qualche album?
      Sì nel 2011 e stiamo scrivendo il secondo. Il primo si chiama Unbreakable e lo potete trovare un po’ su tutti i distributori digitali, ma in questo caso venite a cercarlo direttamente sul nostro sito!

 Com’è nato.
Unbrekable nasce dalla voglia e dalla necessità di ognuno di noi di mettere in campo le sue idee, la proprio esperienze e il suo io in un progetto comune dove musica, testi, emozioni e comunicazione vanno di pari passo.
§        Significato del nome dell’album.
Indistruttibile… è un po’ il filo conduttore di tutti i testi, la voglia di cambiare e il sapere che spesso, meglio vanno le cose più ti allontani dalle simpatie, così come il fatto che alla fine i conti li devi fare con te stesso.
§     Significato copertina.
      Il significato della copertina non lo dico o meglio è quello che si può vedere e ognuno lo interpreta a modo suo, se diciamo tutto finisce il bello, no?
           Parla della storia.
     Unbreakable non è un concept album, ma allo stesso tempo tutti i testi sono legati insieme da una tematica comune e ci si possono ritrovare tanti elementi trasversali e di continuità. Intanto quasi tutti i testi sono in prima persone e narrano di un processo di catarsi del protagonista… soprattutto interiore così che ognuno possa adattare al proprio vissuto le tematiche di cui abbiamo parlato.
   Vi auto-producete oppure avete trovato un etichetta?
      Ci auto produciamo e abbiamo un’etichetta… anzi 2! Per il mercato Giapponese e Asiatico siamo usciti con Avalon Marquee, mentre per il resto del mondo con una label italiana che si chiama Logid(il)Logic.  La produzione artistica ed esecutiva la seguiamo direttamente noi, anche perché avendo 3 Home Studio ben attrezzati riusciamo a fare la maggior parte dei lavori direttamente a casa. Per quanto riguarda invece la parte più puramente promozionale cerchiamo di essere attivi e ricettivi, ma il grosso del lavoro (un ‘ottimo lavoro!!!!) è stato fatto direttamente dalla nostro label italiana.
   Avete incontrato qualche difficoltà nel mettere su questo progetto (prima, durante e dopo)?
      Difficoltà? Le solite… quelle che è giusto ci siano, idee diverse durante la stesura, tempistiche sballate sulla registrazione, però niente di incredibile. Poi, abbiamo un vantaggio: abbiamo una donna nella band e, quando le opionioni, sono divergenti è tutto semplice lei hai sempre ragione ah ah.
 Progetti futuri
     Sicuramente il secondo disco su cui stiamo già lavorando e perché no… video e tour iniziando a guardare anche fuori dal suolo italico…

5.   Secondo voi quanto è difficile trovare sostegno da parte di una casa discografica? Soprattutto  quando si emerge? 
      Il sostegno è difficile, ma le label indipendenti lavorano bene cercando di sfruttare al massimo i contatti e le risorse disponibili. È però ugualmente importante che la band si dia da fare, se non ci si crede e non ci si lavora al 100% non si muove nulla!

6.    Chi, secondo la vostra opinione, non vede di buon occhio il metal nostrano e cerca in qualche modo di mettergli i bastoni tra le ruote? 
      Non credo nei complotti quindi direi di no. Certamente non siamo la patria del metallo e questo genere di musica non è nazionalpopolare, ma non ci sono grandi architetti che remano contro di noi. C’è indubbiamente un mercato discografico in agonia e un circuito live a corto di ossigeno, ma non è una situazione solo italiana.

7.    Quali sono i gruppi che più vi hanno influenzato? In che modo? 
       Qui ognuno potrebbe dire la sua e le influenze sono molteplici, abbiamo veramente preso da tutti i generi e tutti gli artisti che abbiamo ascoltato… da Christina Aguilera a i Dream Theater, passando per Europe, Mr. Big, Nickleback, Sara Vaughn, Alicia Keys, gli Alter Bridge… di tutto e di più. In questo disco puoi trovare il tocco e la personalità di ogni singolo elemento.

8.       Suonate altri strumenti? O vorreste imparare a suonare altri strumenti?
Tutti conosciamo il suono e le possibilità degli strumenti suonati da gli altri componenti della band. Per il resto siamo tutti un po’ polistrumentisti. Claudia suona tuttooooo: piano, batteria e chitarra e ovviamente canta. Mark suona la batteria e un po’ il piano. Io e Viossy chitarra e basso e programmiamo di tutto a computer dalle batterie alle orchestre passando per synth e campioni.

9.   Il live che più vi ha emozionato.
Con gli Absynth Aura sono stati due: sicuramente il primo al Rock&Roll Arena di Romagnano Sesia (NO) e poi il concerto presso il palazzo della Gran Guardia di Verona, entrambi insieme a gli Arthemis con cui abbiamo condiviso il Tour l’anno scorso!

10.  Secondo voi, oggi il Rock/Metal come viene visto dalle altre persone?
       Le altre persone non esitono ah ah… dipende dal target a cui si riferimento e cosa si intende per Rock/Metal! Secondo me la vera distinzione è tra ciò che arriva alle masse che possiamo considerare Pop in quanto popular e quello che rimane, appunto underground con vari gradi di diffusione. Se una cosa è presentata bene e ben fatta è comunque sempre vista e spesso anche bene.

11.  Secondo voi il metal emergente italiano ha più successo fuori dai confini italiani? Se sì, perché?
Sì e no. Sì perché in altri paesi il mercato metal è più ampio quindi i numeri sono maggiori anche per le band italiane. No, perché il metal italiano è stato visto molto spesso come un metal di serie B, come tutto quello prodotto da paesi non del Nord, però le cose stanno cambiando e anche velocemente specialmente grazie ad alcune band o artisti dal respiro internazionale.






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