sabato 15 settembre 2012

Intervista Synful Ira



SYNFUL IRA


Formazione:
Letizia “Leira” Chiozzi (voce)
Fabio “Baldo” Balducci (chitarra e voce)
Laura “Layla” Balducci (chitarra e voce)
Emanuele “PX” Chiozzi (basso)
Filippo “Filo” Martignano (tastiere)
Marco “Markino” Renzi (batteria) 



Luogo di provenienza:
Laura: Io e mio fratello Fabio siamo di Santarcangelo di Romagna come lo erano anche gli altri due membri iniziali che completavano la formazione mentre Emanuele e Letizia sono di un paese vicino quindi direi decisamente Santarcangelo come zona d’origine!






1. Com’è nato il gruppo? Ci sono stati cambiamenti nella formazione?

Fabio: Il gruppo è nato dalle menti mia e di mia sorella a fine 2004 quando io sognavo di creare una cover band degli Evanescence o una band inedita in quello stile e lei stava tentando con delle sue amiche di creare un progetto tutto al femminile ispirato ai Nightwish… Il nome Synful Ira arrivò nel 2007 mentre per i primi 2 anni di vita la band si chiamò Rising Shadows.
Negli anni la formazione ha subito numerosi cambiamenti, 3 tastieristi e 6 batteristi.
Prima dell’arrivo di Filippo alle tastiere (2010) ha suonato con noi dal 2007 Daniele Mazza, compositore e leader degli Ancient Bards, che poi dovette lasciare la band proprio per il crescente impegno dell’altro progetto; tra i batteristi ricordiamo Alessandro Carichini e Federico Gatti (attuale batterista Ancient Bards) che sostituirono Marco tra il 2008 e il 2010 quando studiò al CPM di Milano.



2. Che tipo di musica fate? In base a cosa avete scelto?

Fabio: Parlando del progetto cover è ovvio rispondere Gothic metal; parlando invece del nostro progetto inedito diciamo che abbiamo intrapreso una strada particolare ovvero scegliere il genere in ogni singolo brano in base all’argomento trattato…



3. Che significato ha il nome del gruppo? Com’è nato (il nome)?
Laura: Il nome Synful Ira non ha un significato vero e proprio, ma ci è sembrato molto orecchiabile e accattivante. La sonorità della parola Synful, che ricordava l'inglese "sinful" (peccaminoso) ma volutamente scritto sbagliato per togliergli quella connotazione, accostata ad Ira, parola latina che significa rabbia, ci dava l'idea di una perfetta unione di musicalità e aggressività; un pò come il nostro genere che unisce la durezza delle chitarre e delle ritmiche pesanti della batteria alle melodie intrecciate dalle tastiere e dalla voce della nostra cantante Letizia.
Il nome comunque è nato per caso e per gioco durante una riunione divertendoci a storpiare parole e accostandole tra loro; alcune erano davvero tremende….



4. Avete pubblicato qualche album?

Si, un concept album intitolato “Between hope and fear” di cui in precedenza era stato presentato un promo intitolato “The hard reality”.

Com'è nato.
Fabio: L’album è stato composto musicalmente da me con l’aiuto di Filippo nella fase di arrangiamento delle orchestrazioni; i testi derivano da una storia vera di mia conoscenza che ho scomposto in capitoli e fatta arrangiare ritmicamente in inglese da Laura e da un mio amico madrelingua inglese.

Significato del nome dell’album.
Laura: Beh l’album racconta la reazione e la rinascita di una persona dopo una bruttissima vicenda di tradimento e abbandono e quindi il titolo ricorda il grande bivio che ognuno ha quando deve rialzare la testa da una cosa simile… Sarà più forte la speranza di un futuro migliore o la paura di rimanere scottati ancora se ci si rimette in gioco?

Significato della copertina.
Fabio: La ferrovia è il perno tematico dell’album poiché la si può vedere come il percorso che uno sceglie di fare e quindi come retta via che ti porta a fare le scelte giuste oppure come nella canzone “Shining Tracks” come mezzo sbagliato per risolvere i problemi dato che il protagonista per qualche istante medita di togliersi la vita…
Il “fantasma rosso” nella copertina rappresenta l’anima o la coscienza del protagonista che, dando le spalle all’osservatore, cammina lungo il suo percorso verso la rinascita.

Parla della storia.
Fabio: la storia è un racconto confidenziale di una persona a me cara e la storia è realmente accaduta… Io mi sono limitato ad immaginarmi le varie scene mentre mi veniva raccontata la storia e poi ho immaginato di fare come una colonna sonora di un film dove ogni momento o stato d’animo dei personaggi vuole la colonna sonora adeguata… E così per ogni “fase” della rinascita psicologica del protagonista ho pensato a melodie diverse, velocità diverse, differente durezza dei cantati, tonalità più o meno cupe, stile delle orchestrazioni diverse (elettroniche o sinfoniche…) e perfino proporzioni dei volumi degli strumenti diversi da brano a brano. Questo perché volevo che anche chi presta attenzione prima alla musica che ai testi (come succede a me), potesse comunque capire o intuire la tematica del brano dalle sole note...

La sequenza di fasi:
True Lies: tradimento, l’inizio di tutto…
Behind the suspect: flash back a prima del tradimento con i brutti presentimenti
Shining tracks: depressione dopo aver accettato la realtà
Revenge of mind: colpo d’orgoglio con desiderio di vendetta
Inside my fears: battaglia feroce con le proprie paure nel rimettersi in gioco
My friend: secondo colpo d’orgoglio e ruolo degli amici nel risolvere i problemi
Hope: ritrovata speranza e primo incontro con una persona speciale
New love: il personaggio si rimette in gioco in una nuova relazione
Fatal Temptation: si rende conto che anche lui da vittima potrebbe diventare carnefice
Destiny: riflessione finale…

Vi auto-producete oppure avete trovato un etichetta?
Filippo: Il promo “The hard reality” è stato autoprodotto mentre l’album “Between hope and fear” è uscito sotto l’etichetta “logic(il)logic” a giugno 2012.

Avete incontrato qualche difficoltà nel mettere su questo progetto (prima, durante e dopo)? Se sì, quali?
Emanuele: La difficoltà più grande di una band numerosa è trovare un’idea comune per le varie decisioni da prendere e soprattutto mantenere costante la formazione nel tempo poiché i cambi di line up son sempre destabilizzanti anche se avvengono pacificamente per motivi di impegni.

Progetti futuri?
Letizia: Fabio attualmente sta lavorando alla composizione di un secondo album, intanto continuiamo a promuovere questo primo CD con concerti, interviste e le varie recensioni che vengono fatte sul web finora molto positive! E di questo ringraziamo ancora la nostra etichetta che sta facendo davvero un bel lavoro!



5. Secondo voi quanto è difficile trovare sostegno da parte di una casa discografica? Soprattutto quando si emerge?

Fabio: Beh, oggi il mercato musicale vive una brutta crisi; già con il download degli mp3 era diventata dura… Se poi aggiungiamo che oggi anche i fans più accaniti fan fatica a trovare i 15 euro per un cd originale o per andare a vedere un concerto chiaramente saran sempre meno le etichette che investono sulle band. Alla fine non è difficile trovare una casa discografica, il problema è che vieni considerato solo se hai già in mano un prodotto finito e già quindi pagato da te (band) sia a livello audio che grafico; quindi di fatto le label medio grandi si occupano di distribuzione e pubblicità ma ovviamente non si prendono più il rischio di finanziare da zero un album.



6. Chi, secondo la vostra opinione, non vede di buon occhio il metal nostrano e cerca in qualche modo di mettergli i bastoni tra le ruote?

Fabio: Eh… all’estero magari ci bacchettano perché non siamo navigati con la pronuncia inglese come in altri paesi… Ma in generale nel nostro paese c’è una serie enorme di pregiudizi verso il metal che noi ogni giorno cerchiamo di sfatare o smontare con le nostre canzoni…



7. Quali sono i gruppi che più vi hanno influenzato? In che modo?

Fabio: Qui ognuno potrebbe parlare per ore poiché veniamo da mondi musicali molto diversi; a livello di band potremmo riassumere dicendo Evanescence / Dream Theater / Rammstein per i suoni di chitarra pesanti, Nightwish per le atmosfere orchestrali, Ramstein e Muse per le atmosfere più elettroniche, Lacuna Coil / Evanescence per lo stile dei cantati. 



8. Com’è nata la passione per il vostro strumento? Perché avete scelto proprio quello?

Fabio: Nel mio caso ho sempre amato la chitarra fin da piccolissimo e credo di aver contagiato mia sorella in questo senso… Letizia ha sempre cantato e suo fratello Emanuele è diventato bassista per colpa/merito mio :D
Marco ha suonato la batteria fin dall’età di 4 anni anche perché pure suo padre è batterista.
Filippo ha inziato come pianista ma quasi subito ha capito che il pianoforte era troppo limitato e la sua voglia di cambiare continuamente sonorità e generi l’ha portato al mondo della tastiera.



9. Suonate altri strumenti? O vorreste imparare a suonare altri strumenti?

Laura: in effetti ognuno di noi ha un segreto in questo senso… Ad esempio io ho iniziato col pianoforte per poi cimentarmi col basso. Mio fratello avrebbe voluto fare il bassista… Forse è per questo che entrambi adoriamo le chitarre grosse e cattive xD
Emanuele ha iniziato come chitarrista per poi darsi al basso appena conobbe mio fratello all’università ( siamo pure contagiosi :D )
Letizia ha sempre cantato ma sa suonare molto bene il pianoforte e anche un po’ la chitarra.
Marco sa suonare anche la chitarra ma è anche molto bravo a cantare.
Filippo suona bene sia chitarra che basso e se la cava benino anche alla batteria.



10. Il live che più vi ha emozionato.

Fabio: Beh, direi il concerto del 2010 all’arena aperta di Poggio Berni dove abbiam suonato per la prima volta parte degli inediti che stavamo componendo…



11. Secondo voi, oggi il Rock/Metal come viene visto dalle altre persone?

Fabio: Ci sono molti pregiudizi nel nostro paese causati un po’ dal bigottismo di alcune persone e un po’ da alcuni metallari un po’ estremi che fanno di tutto per alimentare certe credenze… Diciamo che noi facendo un genere metal abbastanza calmo riusciamo a coinvolgere e ad attirare molte persone “non metallare” e a far capire che ascoltare rock o metal non centra nulla con l’essere belle o brutte persone….



12. Secondo voi il metal emergente italiano ha più successo fuori dai confini italiani? Se sì, perché?


Fabio: Questo si collega al discorso precedente… Ha più successo all’estero perché là c’è più apertura mentale ad ogni forma artistica… L’italia in ste cose è sempre 10 anni indietro purtroppo perché sembra che in sto paese si preferisca sempre l’usato sicuro (vedi le solite facce sui grandi palchi da 40 anni) che i nuovi talenti…




Vi ringrazio di cuore per la partecipazione. Siete stati gentilissimi. ^_^

Grazie a te per l’intervista e per la possibilità di farci conoscere!! \m/

martedì 11 settembre 2012

Intervista Television 60's



TELEVISION 60'S




Formazione:

Mikki – Vocals and Bass
Frizz – Guitar and Backin Vocals
Maark – Guitar
Cioxxx – Drums


Luogo di provenienza: Bergamo





1. Com’è nato il gruppo? Ci sono stati cambiamenti nella formazione?

La band nasce dalla mente di Mikki e Cioxxx, due ragazzi di Bergamo, che durante una notte brava a Glasgow (Capodanno 2006) si ritrovano a chiedersi: “Perché non fondiamo una rock n roll band? Potremmo chiamarla Television 60’s!”. Detto fatto!
Alla coppia si unisce presto il chitarrista Frizz, amico di lunga data, con il quale incidono il primo album.
Nel 2009 la band decide di passare da un trio ad un poker e di aggiungere alla formazione un altro chitarrista, Manuel, che desse più spinta al loro sound. All’inizio del 2010 però si arriva ad un altro cambio: Manuel lascia spazio a Maark, con il quale dopo un anno la band registra il suo secondo album.



2. Che tipo di musica fate? In base a cosa avete scelto?

L’idea era semplice: formare una superband caratterizzata da testi ai limiti della decenza e ritmi capaci di far muovere teste e fianchi, con lo scopo di vivere la propria esistenza in mezzo alle donne nude e al rock n roll. Lo street-sleaze rock‘n’roll suonato dalla band è divertente, energico, mai banale, caratterizzato da canzoni con ritornelli che rimangono appiccicati addosso come il chewingum sotto la suola delle scarpe.


3. Che significato ha il nome del gruppo? Com’è nato (il nome)?

Il nome non significa assolutamente nulla, niente a che vedere con la televisione e gli anni 60, ma suonava maledettamente bene!



4. Avete pubblicato qualche album?

Ad oggi abbiamo pubblicato 2 album.
Il primo disco, composto da dodici pezzi e autoprodotto, esce nel 2008 con il titolo “One Shot, One Fall, One Crash”. Esso viene registrato presso lo Studio17 a Clusone (BG) con la supervisione di Lucky Chiva, chitarrista dei Jolly Power con cui, tra l’altro, abbiamo condiviso il palco in un paio di occasioni.
All’inizio del 2012 abbiamo firmato un contratto con la Street Symphonies Records, etichetta underground bresciana, sotto la quale è uscito il nostro secondo album, “Celebr-hate”, composto da 8 tracce e registrato presso il Tray Studio di Inzago (MI).



5. Secondo voi quanto è difficile trovare sostegno da parte di una casa discografica? Soprattutto
quando si emerge?


Moltissimo. Perché le case discografiche, soprattutto in Italia, tendono ad ignorare totalmente i gruppi emergenti affidandosi piuttosto a band affermate.
Oppure…se conosci le persone giuste e hai un gruppo di merda sfondi, se invece non hai conoscenze e hai un supergruppo nessuno ti caga.
L’unica speranza sono le etichette underground che sicuramente mettono anima e corpo in ciò che fanno ma purtroppo nella maggior parte dei casi non hanno fondi sufficienti per supportare adeguatamente le band.



6. Chi, secondo la vostra opinione, non vede di buon occhio il metal nostrano e cerca in qualche modo di mettergli i bastoni tra le ruote?

La Chiesa ahahah…che illumina solo quando brucia.



7. Quali sono i gruppi che più vi hanno influenzato? In che modo?

Tutti e nessuno. Le nostre canzoni non fan riferimento a nessuno in particolare, ci sono venute così in sala prove e così sono. E’ ovvio comunque che andiamo matti per la scena scan-rock (Backyard Babies su tutti), ma ascoltiamo tranquillamente anche altre robe come metal, elettronica, rap e swing. Il rock n roll non è un’etichetta, è come vedi la vita, e lo puoi trovare in qualsiasi genere musicale.



8. Com’è nata la passione per il vostro strumento? Perché avete scelto proprio quello?

Probabilmente casualmente.
A Frizz quindicenne piaceva Kurt Cobain, quindi ha iniziato a suonare la chitarra.

Mikki quindicenne ha visto un video degli Iron Maiden e, folgorato da Steve Harris, ha deciso di suonare il basso.

Cioxxx ha da sempre avuto il desiderio di spaccare e far rumore, quindi batteria.

Maark ha scelto la chitarra per fare il virtuoso ma ad un certo punto ha detto: “fanculo, voglio solo far ballare la gente”.



9. Suonate altri strumenti? O vorreste imparare a suonare altri strumenti?

No..quelli che abbiamo ci bastano e avanzano ahahahahah



10. Il live che più vi ha emozionato.

Ogni live ha un suo perché, ma se proprio dobbiamo scegliere votiamo il Live @ The Rambler (Eindhoven) in Olanda per ovvi motivi!



11. Secondo voi, oggi il Rock/Metal come viene visto dalle altre persone?

Secondo noi sempre più giovani si esaltano per il rock e il metal.



12. Secondo voi il metal emergente italiano ha più successo fuori dai confini italiani? Se sì, perché?

Sì, perché all’estero c’è più apertura mentale ed interesse per il nuovo, ma questo purtroppo vale per tutti i campi, non solo quello musicale.











venerdì 7 settembre 2012

Intervista Sinezamia


SINEZAMIA





Formazione:
Marco Grazzi – voce – dal 2004
Carlo Enrico Scaietta – tastiere – dal 2004
Marco Beccari – basso – dal 2008
Federico Bonazzoli – chitarra – dal 2009
Stefano Morbini – batteria – dal 2011


Luogo di provenienza : Mantova




1. Com’è nato il gruppo? Ci sono stati cambiamenti nella formazione?

Il gruppo è nato nella metà del 2004, con l'intento di riportare quelle sonorità che ascoltavamo attraverso nostri pezzi, scritti, arrangiati e suonati da noi. All'epoca eravamo 17/18 anni ma fin da subito sono nati i primi pezzi nostri come Corto Circuito, Fotografia, Noia, Dentro me. Molti rimasti inediti, altri li suoniamo ancora oggi. Le band di riferimento erano le classiche band new wave dark anni '80 anche se a mio avviso abbiamo sempre avuto una attitudine più virata verso il rock. Da quel lontano Maggio 2004 siamo rimasti solo io, alla voce e Carlo Enrico Scaietta alle tastiere. Molti sono entrati, altrettanti usciti. Questa formazione attuale risale alla fine del 2010, attraverso la quale la band ha intrapreso un’impronta sonora ben più violenta, massiccia e corposa. Ed è quella con la quale sono usciti il fortunato singolo OMBRA nel 2011 e l'album LA FUGA nel Marzo di quest'anno.



2. Che tipo di musica fate? In base a cosa avete scelto?

Fondamentalmente facciamo un rock italiano cantato rigorosamente in italiano, molto cupo ed aggressivo. Sicuramente agli inizi, soprattutto nei primi due EP del 2007 e del 2009 eravamo più una band new wave, legata a band come i Litfiba e Diaframma degli anni '80. Con questa formazione invece, grazie anche al fatto che siamo 5 ragazzi con background differenti, si sta creando un suono sempre più personale che sta trovando riscontro sia negli amanti del rock, del dark, della new wave ed addirittura nel metal, cosa insolita per noi. Credo che LA FUGA rappresenti solo la partenza di questo nostro nuovo percorso. Già nei nuovi pezzi che stiamo componendo e registrando in sala prove suonano diversi, con una cura più maniacale degli arrangiamenti e sperimentazioni sonore per noi inedite. La scelta all'epoca di orientarci verso un trend “dark wave” era legata agli ascolti miei e degli amici, divenuti poi componenti veri e propri della band. Ora non ci poniamo limiti ne etichette... suoniamo la nostra musica e basta.



3. Che significato ha il nome del gruppo? Com'è nato (il nome)? 

Il nome risale al 2003, ancora prima che nascesse la band e fu cognato da me e Carlo Enrico. E' l'accostamento di due parole latine Sine e Zamia, ovvero “Senza pregiudizio”. Ci piaceva il significato ed il suono. Sicuramente una parola originale e unica. Non ricordo bene le dinamiche, ma io avevo già in mente di formare una band e suggerii questo nome all'allora band di Carlo Enrico, che però non venne mai utilizzato. Meglio cosi.



4. Avete pubblicato qualche album?
  • Com’è nato. 
  • Significato del nome dell’album. 
  • Significato della copertina. 
  • Parla della storia. 
  • Vi auto-producete oppure avete trovato un etichetta? 
  • Avete incontrato qualche difficoltà nel mettere su questo progetto (prima, durante e dopo)? Se sì, quali? 
  • Progetti futuri? 

· Il nostro primo album è uscito nel marzo di quest'anno e si intitola LA FUGA, da Agosto ci stiamo avvalendo della collaborazione con i ragazzi di Atomic Stuff per la promozione del disco in Italia e all'estero su panorami nuovi, diversi da quelli dark, new wave degli ultimi anni (dove ci siamo sempre mossi) per spingere la nostra musica anche su altri fronti, secondo noi attinenti a quello che facciamo adesso e molto interessati. Lo dimostrano le ottime recensioni su diverse webzine metal. Prima di questo lavoro, ci sono state altre uscite discografiche ufficiali, ovvero l'ep FRONDE del 2007 (7 pezzi), l'ep SACRALITA' del 2009 (4 pezzi) ed il singolo OMBRA nel 2011.
Da fine 2010 ad ora non abbiamo più suonato a Mantova. Abbiamo deciso di dedicarci soprattutto alla stesura e pre-produzione dell’intero disco e a provarlo dal vivo lontano da casa. Siamo stati quindi in diverse città, come Torino, Bergamo, Brescia, Milano, Roma, raccogliendo diverse esperienze. Nell’aprile 2011 siamo entrati negli Strong Studio di Saro Torreggiani ed abbiamo registrato il singolo “Ombra”,edito poi nel mese successivo. Visti i numerosi e positivi riscontri del pezzo, abbiamo deciso di entrare in studio a fine maggio, per iniziare a registrare i pezzi inediti che avevamo, con l’intento di arrivare a confezionare un disco di otto brani. La prima parte di registrazioni si è conclusa a luglio con sei canzoni registrate. Le ultime due, composte tra agosto e settembre, sono state registrate a ottobre. Il disco sarebbe dovuto uscire a cavallo tra dicembre e gennaio ma purtroppo, un furto a fine novembre agli Strong Studio ha causato l’imprevisto: tutte le registrazioni sono andate completamente perse. Un furto che ha toccato nel profondo noi ed altri dieci artisti. Tutto da rifare, tutto da capo, proprio quando il traguardo era li, ad un soffio. Non ci siamo persi d’animo e con la grinta e voglia di riscattarci, nel solo mese di dicembre abbiamo registrato nuovamente l’intero disco con Daniele La Spada e nei primi due mesi dell’anno abbiamo curato i mixaggi e master con Saro. E’ stata una bella rivincita e una grande soddisfazione personale. A posteriori, possiamo dire che il risultato, sicuramente dettato dalla rabbia per quello che era successo e dall’entusiasmo di pubblicare un disco nuovo, è stato decisamente migliore. Ridendoci sopra, possiamo anche dire che da qualche parte esistono le registrazioni inedite di un disco dei Sinezamia che non vedranno mai la luce, forse.
l titolo è stato scelto come ultima cosa, dopo la copertina, opera della bravissima fotografa fiorentina Elisa Melai. All’inizio vi erano altri titoli, come “Metamorfosi”, “Vita sotterranea”, “Frammenti”. Poi abbiamo deciso di optare per “La fuga”, che è anche uno dei pezzi contenuti nell’album. Questo disco per noi rappresenta una fuga da tante cose.
Innanzitutto è una fuga dalla quotidianità e dalla mondanità che, la maggior parte delle volte, opprimono i nostri sentimenti e le nostre aspirazioni e la musica è sicuramente un mezzo che aiuta ad evadere. Una fuga da certi stereotipi musicali troppo inflazionati e scontati; noi stessi non ci consideriamo più una band solamente new wave o dark o come dir si voglia e credo che questo album ne sia la prova. E’ il frutto di cinque background musicali diversi che hanno dato vita a questi otto pezzi e ad altri che, per il momento, sono rimasti nel cassetto o stanno nascendo ora. Ci piace mescolare un po’ le tinte,mantenendo però il nostro stile, sicuramente diverso da molte altre band ma tuttora riconoscibilissimo; è una fuga da continui accostamenti… e credo che noi ce l’abbiamo fatta. Ora tocca a chi ci ascolta riscontrare questo fatto…
Ci siamo sempre autoprodotti tutto. Tutti i nostri lavori discografici sono stati finanziati da noi stessi. Io ho seguito l'aspetto grafico di tutti gli artwork e l'aspetto burocratico stampa/siae/vendita.
La stessa distribuzione è seguita da noi. Vendiamo il cd per corrispondenza, in alcuni negozi, su Ebay e su oltre 20 piattaforme digitali in tutto il mondo. Certo, la cosa resta sempre limitativa perché viene a mancare una distribuzione e promozione capillare ed adeguata. Ma coloro che dicono di occuparsi di ciò, il più delle volte, richiedono cifre troppo alte e non siamo mai certi del riscontro garantito. Lo stesso discorso vale nel trovarci le date. Seguiamo tutto noi, siamo una piccola azienda dalla creazione dei pezzi al prodotto finale, ovvero i dischi. E ne siamo molto fieri di ciò, perché ti permette di restare sempre a stretto contatto con l'arte che crei tu, viverla veramente e venire a conoscenza di tutti gli aspetti più rognosi ma indispensabili.
I problemi che riscontriamo credo siamo quelli che trovano tutte la band: troppo cambi di formazione (anche se al momento non ne rimpiango nessuno) e troppa difficoltà nel trovare date e il giusto interessa da parte delle riviste specializzate. Tra i progetti futuri speriamo in una buona risposta di pubblico con l’album e che ci permetta di entrare in contatto con persone davvero interessate al nostro progetto. Auto-prodursi in tutto è si soddisfacente, ma davvero massacrante e comunque limitativo. Speriamo di fare molti concerti, conoscere nuova gente e proporre già nuovi pezzi. Alcuni sono stati scartati dalle session del disco, altri stanno nascendo in questo periodo ed alcuni del passato li abbiamo completamente stravolti. Un motivo in più per vederci dal vivo.



5. Secondo voi quanto è difficile trovare sostegno da parte di una casa discografica? Soprattutto quando si emerge?

Non lo so, non avendo mai avuto a che fare con case discografiche, potrei risponderti per ipotesi. Più che trovare il sostegno (sarebbe già un grandissimo risultato) sarebbe già tanto trovare una etichetta che almeno risponda alla tua richiesta, al prodotto che porti a loro. La maggior parte non risponde e trova, a mio avviso, interesse in quelle band facilmente modificabili, con un sound insipido, facilmente contaminabile. Sicuramente quelle band “indie”, tutte un po' uguali tra loro, cosi tristi, incazzate e modaiole allo stesso tempo. Che parlano di amori come raccontare una filastrocca vagamente rockeggiante.



6. Chi, secondo la vostra opinione, non vede di buon occhio il metal nostrano e cerca in qualche modo di mettergli i bastoni tra le ruote?

Non seguo la scena metal, almeno io personalmente. Marco il bassista si, ha trascorsi in band trash, ma anche lui, sebbene ami ancora quel genere, non lo segue più come anni fa. Io mi fermo ai Black Sabbath con Ozzy (li adoro letteralmente) e ai primi Death SS con Paul Chain. Io stesso non apprezzo la scena metal di adesso, in Italia e non. In primis ho altri background, quindi il mio parere risulta appunto influenzato da altri ascolti e stili. Io prediligo la cupezza, il nervosismo, la drammaticità e il cantato in italiano. Il sentimento, l'emozione. La band metal di adesso mi sembrano un po' tutte fatte con lo stampino, un po' troppo infarcite di batterie triggherate, classico riff piazzato li e voci, per me, indecifrabili. Scusa se sono stato un po' “duro”. Eppure il nostro disco sta avendo molti apprezzamenti nell'ambito metal. Molte webzine lo hanno recensito in maniera ottima. Questo comunque testimonia che nel metal la musica è vissuta davvero con il cuore...e la cose è lodevole. Però nel nostro disco, credo che certe sonorità metal (certo, non estreme) le si possano avvertire.



7. Quali sono i gruppi che più vi hanno influenzato? In che modo?

Visto che suoniamo da 8 anni e ci sono stati almeno 10 musicisti...ti faccio un elenco di tutto, perchè sarebbe un labirinto addentrarsi nelle influenze di tutti: Black Sabbath, Editors, Interpol, White lies, Tool, Timoria, Litfiba '80, Diaframma '80, Neon, Joy Division, Bauhaus, The Cure, Franz Ferdinand, Queen, Pink Floyd, Guns'n' roses.



8. Com’è nata la passione per il vostro strumento? Perché avete scelto proprio quello? Suonate altri strumenti? O vorreste imparare a suonare altri strumenti?

Dovrei chiederlo a tutti...ma è una domanda che non mi sono mai posto. Gli altri ragazzi, oltre al loro strumento principale, sanno anche interagire con chitarra, batteria, basso e tastiere. Io ammetto di non suonare nulla (sto imparando i primi accordi di chitarra) ed anche vocalmente sono un autodidatta, mai preso una lezione di canto. Io voglio e devo trasmettere emozioni anche se riconosco in me un netto miglioramento rispetto al primo lavoro Fronde. Mi piace scrivere e sfogare le mie sensazioni ed emozioni attraverso le parole, in italiano. Non sempre riesco a scrivere dei testi che mi soddisfino, come credo capiti a molti. Molte volte i più belli sono stati scritti di getto in pochi minuti...e mi piace giocare molto con la mimica. Il mio strumento è sicuramente il corpo, vivo fisicamente ogni singolo momento del concerto.



9. Il live che più vi ha emozionato.

I concerti sono stati parecchi, ma speriamo lo siano sempre di più. Per noi è la dimensione più importante ma che però fatichiamo sempre a coltivare con costanza. L’essere indipendenti al 100% comporta che sia io stesso a trovare date, spedire cd a destra e a manca, fare promozione, ecc.
Il tutto è sempre stato tutto autogestito dai Sinezamia, mai nessun esterno. E quindi quello che spero, sarebbe un po’ più di fiducia da parte dei gestori e dagli organizzatori di eventi. Siamo sulla piazza da 8 anni, 6 oramai dal vivo seriamente, non siamo alle prime armi. E soprattutto cantiamo in italiano, senza nasconderci a cantati pseudo-inglesi dal significato sconosciuto.
Esperienze belle ce ne sono state parecchie. In particolare posso citarne due soprattutto, ovvero la data al Sinister Noise di Roma con gli Avant Garde, nel Dicembre 2011. Pubblico romano davvero ottimo ed interessato, che mi ha accompagnato poi nei locali notturni di Roma fino all’alba e sicuramente quello all’Ekidna di Carpi (Mo) nel maggio di quest’anno. Ottima location, ottimo pubblico partecipe e spettacolari i ragazzi dell’organizzazione Grotesque, ovvero Gianfranco e Nico. Il concerto è stato anche ripreso



10. Secondo voi, oggi il Rock/Metal come viene visto dalle altre persone?

Dalle altre persone che non ascoltano ciò? E' sempre il solito discorso: musica per drogati, depressi, satanisti. Aimè non è cosi, conosco moltissime persone di questo ambiente e posso assicurare che sono le più sensibili e disposte al dialogo e al socializzare. Io mi sono sempre considerato un “dark”, ma di quelli di una volta..vestito elegante, ho sempre evitato borchie, stivali con cm di suola, ecc., lasciando spazio ad orecchini, rosari, aneli, bracciali. Quindi non mi viene difficile entrare anche in ambienti diversi da quelli che piacciono a me. Anzi mi piace entrare nei posti dove vengo visto come un diverso, per cogliere i loro sguardi sbalorditi. Ma ammetto che c'è molta gentaglia, incapace di relazionare e molto propensa allo scontro verbale ed anche fisico. Una tristezza.



11. Secondo voi il metal emergente italiano ha più successo fuori dai confini italiani? Se sì, perché?

Credo di si, parchè l'Italia è un paese fermo, mentalmente. Sicuramente il metal ha comunque più sbocchi e possibilità in Italia che una band come noi, un po' atipica. Il cantato in inglese ti permette di essere ascoltato senza magari una particolare attenzione da parte dell'ascoltatore. Noi invece siamo convinti nello scrivere in italiano, perché siamo fortemente convinti in quello che diciamo e vogliamo trasmettere. E l'italiano non è certo una lingua facile da piegare alle metriche rock, ma sicuramente una bellissima lingua, a mio avviso la più bella. Puoi giocare su sfumature, su dei chiaro/scuri incredibili. All'estero comunque vi è una cultura maggiore nei giovani verso la musica. I gruppi emergenti hanno i lori spazi e sono supportati. Qua si fa a botte oramai con le cover band, perché la gente vuole ascoltare le canzoni degli artisti preferiti. E degli stessi artisti preferiti si hanno le discografie scaricate e masterizzate. Manca proprio la cultura di fondo che sta alla base della musica: l'acquisto del disco, l'assimilarlo, il seguire la band dal vivo.
Qua ci si riduce a suonare in posti non adatti alla musica, con gestori incompetenti, a prezzo zero. Questo non è rispetto per chi si sbatte nel fare arte...perché la musica è arte.




Vi ringrazio di cuore per la partecipazione. Siete stati gentilissimi. ^_^
Grazie a te per lo spazio concesso. Ricordo che chiunque è interessato al nostro disco LA FUGA (ma anche ai precedenti EP) può contattarci ai seguenti link, aggiornati di continuo quotidianamente:

info@sinezamia.it - sinezamia@hotmail.it

http://www.sinezamia.it
http://www.myspace.com/sinezamiamantova
http://www.facebook.com/sinezamia
http://www.lastfm.it/music/Sinezamia
http://www.rockit.it/sinezamia
http://www.tunecore.com/music/sinezamia
http://itunes.apple.com/us/artist/sinezamia/id508458571


















giovedì 6 settembre 2012

Intervista Yerbadiablo


YEARBADIABLO



Formazione:
Nik “the oyster”: vocals, guitars & bass El loco: drums The Jester: percussions, piano, synth, violin, jew's harp, harmonica, noise fx additional players: Gabriele Bolognesi (tenor sax & flute) - Thomas Gamberini (background & lead vocals) – The Manimal (background vocals) – Fabio “ili” Cantelli (guitars & vocals) – Luca Gomedi (percussions, didjeridoo & synth).

Luogo di provenienza: Bologna.




1. Com’è nato il gruppo? Ci sono stati cambiamenti nella formazione?

Yerbadiablo è un progetto solista, una one- man band, nata semplicemente dalla mia passione per la musica e per il desiderio di realizzare un album attraverso cui poter esprimere e dare voci ai miei pensieri. Del resto considero la musica un mezzo di comunicazione senza eguali.
Alla registrazione del primo album “Jester in Brick Lane”, hanno collaborato diversi musicisti ognuno dei quali ha lasciato la sua personale impronta sull'album. E' stata un' esperienza entusiasmante in un clima di serenità e complicità e libera da ogni tipo di stress, fattori fondamentali per la buona riuscita di un progetto in studio.



2. Che tipo di musica fate? In base a cosa avete scelto?

“Jester in Brick Lane” è un album eclettico e camaleontico. Difficile attribuirgli un genere particolare, perchè di fatto si muove all'interno di vari generi musicali. Le influenze sono molteplici (Hard Rock, Punk, Noise, Progressive, Reggae, Rock'n'Roll, Psychedelia, Country etc...). Questa varietà riflette in pieno il mio modo di essere e nasce dalla personale necessità di una libertà stilistica totale e da un'innata avversione verso ogni tipo di omologazione, di categorizzazione.
La musica è libertà e “Jester in Brick Lane” vuole essere discepolo di questo dogma. Il suo significato di fondo assume una logica proprio nella sua molteplicità. Ogni canzone è come un frammento di puzzle che insieme agli altri rende possibile il disegno completo.




3. Che significato ha il nome del gruppo? Com’è nato (il nome)?

La yerba del diablo è una pianta dalle proprietà psicotrope usata da alcune popolazioni indigene del Messico, come gli Yaquì, nei loro rituali sciamanici. E' spesso protagonista nelle avventure dei libri di Carlos Castaneda, che per molto tempo sono state le mie principali letture. Ho scelto di chiamare la band Yerbadiablo proprio come personale tributo a questo autore e all'America Latina e come segno del profondo rispetto che nutro verso tutte le minoranze indigene del pianeta, che considero una ricchezza da preservare.
L'erba del diavolo è una pianta sacra dalle proprietà curative, il suo consumo permette di esplorare realtà parallele e differenti stati di coscienza. Possiede pero' anche un lato oscuro e pericoloso, chi si avvicina ad essa, prima ancora di saperla maneggiare deve avere un animo nobile per non diventare sua inconsapevole vittima.
Come dice l'indio Don Juan:

“L'erba del diavolo trattiene gli uomini che vogliono il potere e si sbarazza di quelli che non sanno gestirlo!”



4. Avete pubblicato qualche album? 

Il primo album ufficiale degli Yerbadiablo è “Jester in Brick Lane” ed è uscito ufficialmente il 27 agosto 2012.

Com'è nato.
Inizialmente, come spesso accade, era soltanto un' idea. Per permettere ad un' idea di diventare realtà bisogna avere una grande volontà, una dedizione totale, ma soprattutto bisogna crederci. Bisogna credere prima in sé stessi e poi nel progetto.
La mia passione per la musica ha fatto il resto. Non è stato difficile credere in un progetto musicale, dal momento che la musica è ciò che per me ha più valore. Potrei vivere senza tante cose, ma non senza di essa!

Significato del nome dell’album.
Ti svelo subito una curiosità. L'album avrebbe dovuto chiamarsi semplicemente “Jester” ed è stato così fino a poco prima di firmare il contratto con l'etichetta. Jester in inglese significa "giullare". Una figura a me cara perché evoca mistero, follia, creatività e genio. Il giullare è il protagonista dell'intero album, è lui che assumendo varie forme unisce le tracce una ad una con diabolica pazienza. Ma il titolo “Jester” mi sembrava troppo riduttivo e in un certo senso banale. All'ultimo ho deciso, con l'approvazione della mia etichetta, di chiamarlo “Jester in Brick Lane”, perchè meglio rappresentava la natura eclettica dell'album, sia a livello sonoro che di contenuti.
Tra l'altro “Brick Lane” è la terza traccia dell'album ed è una delle canzoni a me più care. E' dedicata alla celebre via di Londra che, durante un mio soggiorno mi ha letteralmente folgorato e forse ha dato il la alla realizzazione di questo album. A Brick Lane si respira un'atmosfera artistica senza paragoni, si incontrano gli individui più strani e si tocca con mano il prezioso diritto della libertà espressiva. Queste caratteristiche unite al fatto di essere nel quartiere bangladese di Londra conferiscono a Brick Lane un fascino multiculturale ed esotico, dal quale è difficile non farsi travolgere.
Consiglio a chiunque vada a Londra di recarsi a Brick Lane e di restarci il più possibile!

Significato della copertina.
La copertina in sé non ha un significato. Su sfondo nero campeggia il logo Yerbadiablo e sopra di esso vi è il simbolo sul quale non mi pronuncio, preferendo lasciare libera interpretazione.
Il significato semmai si ritrova nel booklet, dove ogni canzone è affiancata da un simbolo che la rappresenta. La simbologia è infatti parte integrante dell'album ed è importante tanto quanto musiche e testi. Nulla è lasciato al caso.

Parla della storia.
Impossibile riassumere in poche righe tutto quello che c'è qui dentro, ma per chiunque desideri avere informazioni sul contenuto di “Jester in Brick Lane” e abbia una certa dose di pazienza (perché c'è parecchio da leggere) inserisco qui sotto il link alla mia pagina facebook. Sotto la voce “informazioni” c'è la risposta a questa domanda in inglese e italiano. In fondo c'è addirittura una sorta di riassunto canzone per canzone. Buona lettura:
http://www.facebook.com/pages/Yerbadiablo/187711264596993?ref=hl

Vi auto-producete oppure avete trovato un etichetta?
Mi sono auto- prodotto. Prima è stato registrato l'album e successivamente ho trovato l'etichetta per promuoverlo. Non posso che ringraziare di cuore la Logic(il)logic, per aver creduto nel progetto e per avergli dato una “casa” degna. Il lavoro che sta facendo per promuovere il disco è eccezionale. La cosa che mi ha fatto più piacere è che i ragazzi della Logic(il)logic hanno apprezzato “Jester in Brick Lane” pur nella sua stravaganza e nella sua matrice non prettamente Metal, se non a tratti.
Si tratta quindi di una sorta di scommessa sia per me che per l'etichetta e credo che entrambi meritiamo di vincere questa scommessa, se non altro per il coraggio di osare e di rompere gli schemi. Spero fortemente che la loro fiducia venga ripagata nel migliore dei modi.
Ma questo ovviamente lo deciderà il pubblico.

Avete incontrato qualche difficoltà nel mettere su questo progetto (prima, durante e dopo)? Se sì, quali?
Da ragazzino avevo già avuto due esperienze in studio con il mio precedente gruppo. Questa volta si è trattato di un album solista. Una cosa ben diversa. Un'esperienza particolare che presenta aspetti negativi e aspetti positivi. Uno negativo è che doversi occupare da solo della composizione di musiche e testi, della registrazione di quasi tutti gli strumenti e della preparazione dell'artwork, non è semplice. Richiede pazienza, sacrificio, autocontrollo e concentrazione.
Uno positivo è che si è totalmente liberi, si ha il pieno controllo della situazione, non ci si stressa e soprattutto non si litiga con nessuno! Se devo tirare le somme direi che gli aspetti positivi superano di gran lunga quelli negativi.
Per la buona riuscita di un album infine è necessario mantenere il più possibile il clima sereno e disteso durante ogni fase di registrazione. In questo senso hanno quindi un ruolo fondamentale sia lo studio di registrazione che il produttore esecutivo. Luca Gomedi dell'High Distortion Level non mi ha certo fatto mancare queste qualità. Il giullare ovviamente ringrazia anche lui!

Progetti futuri?
Al momento progetti futuri veri e propri non ce ne sono. Diciamo che mi godo un po' di relax e speriamo qualche soddisfazione, dopo più di un anno passato tra mixer, chitarre, e foglietti di carta su cui scrivere parole e note. Ma se devo essere sincero mi stuzzica l'idea di un nuovo progetto, ovviamente sempre targato Yerbadiablo, ma questa volta con una band dietro. Mi piacerebbe fare un album veramente fuori di testa, per cui se dovessero bussare alla mia porta i musicisti più strippati che esistano in circolazione, potrebbe nascere qualcosa di interessante. 



5. Secondo voi quanto è difficile trovare sostegno da parte di una casa discografica? Soprattutto quando si emerge?

Se parli di sostegno economico una band emergente deve, nel 99% dei casi, fare affidamento esclusivamente sulle proprie disponibilità. Togliendo il lato economico, ci sono sicuramente label indipendenti, che per quanto piccole, sono in grado di svolgere degnamente il proprio lavoro. Così come sicuramente ce ne sono altre che lasciano a desiderare in quanto a professionalità e onestà. Fortunatamente non è il mio caso. “Jester in Brick Lane” non poteva finire in mani migliori.



6. Chi, secondo la vostra opinione, non vede di buon occhio il metal nostrano e cerca in qualche modo di mettergli i bastoni tra le ruote?

Purtroppo non è un problema solo di Metal e purtroppo non è un problema solo attuale. Sono tanti i gruppi italiani, anche del passato, che avevano tutte le carte in regola per lasciare un segno a livello internazionale, se non fosse che erano italiani. Un deficit di partenza difficilmente colmabile. Il caso più clamoroso è sicuramente quello degli Area. Gli Area sono, e non ho paura a dirlo, una delle più grandi band degli anni '70, a livello tecnico e creativo non hanno nulla da invidiare a gruppi straordinari quali King Crimson, Gentle Giant e Gong, e le doti canore di Demetrio Stratos sono inarrivabili per chiunque. Sperimentatori talmente folli da eludere ogni catalogazione. Eppure difficilmente ci si ricorda di loro. Se fossero stati inglesi o americani oggi potremmo ammirare i loro strumenti sparsi in tutti gli Hard Rock Cafè del mondo. Ma erano italiani!



7. Quali sono i gruppi che più vi hanno influenzato? In che modo?

Difficile dirlo dal momento che mi nutro di musica a 360 gradi, escludendo ovviamente le schifezze commerciali. “Jester in Brick Lane” cambia binario ad ogni stazione e spesso lo cambia in corsa. Il risultato sono 13 tracce distinte una dall'altra e provenienti da background differenti.
Se vuoi qualche nome: Dagli Infectious Grooves ai Blue Oyster Cult, da Tom Waits ai Grateful Dead, dagli Einsturzende Neubauten a Pj Harvey, dai Sunn o)) ai The Black keys, dai Ramones a Mike Patton. Insomma da un estremo all'altro senza sosta. Tutto questo è ciò che mi influenza e che in qualche strano modo ha fatto nascere “Jester in Brick Lane”.



8. Com’è nata la passione per il vostro strumento? Perché avete scelto proprio quello? 

Il mio strumento è la chitarra, diciamo che nasco come chitarrista, ma non ho una vera passione e non sono io che ho scelto la chitarra, ma è la chitarra che ha scelto me. Se da bambino vivi in un condominio difficilmente potrai suonare la batteria senza che qualcuno ti rompa i coglioni. Quanto al basso, beh, da bambino non sai manco a cosa serve e certamente sognando di diventare una Rock Star assumi come modello cantanti e chitarristi, perchè il successo spetta a loro.
Poi per fortuna diventi grandicello e capisci che la base ritmica (basso e batteria) non solo è l'ossatura di una canzone, ma può perfino diventare il loro punto di partenza. E' con questa consapevolezza che ho composto la maggior parte delle canzoni di “Jester in Brick lane”. La fase creativa, ruolo che solitamente spetta a chitarra e voce, è stata qui affidata per lo più al basso. Se non fossi partito da lì staremo parlando di un album del tutto diverso, sicuramente meno particolare.
E' incredibile scoprire quanto partendo da un giro di basso e da un ritmo di batteria cambi la prospettiva di una canzone. E a quel punto viene il bello, perchè riesci a tirar fuori dalle chitarre cose che prima non avresti nemmeno immaginato. Un esercizio davvero stimolante!



9. Suonate altri strumenti? O vorreste imparare a suonare altri strumenti?
Cerco di suonare tutti gli strumenti possibili, conscio del fatto che non è fondamentale essere tecnici o virtuosi per potersi permettere di suonare. Un suono può essere prodotto con qualunque cosa e in qualunque modo. Tutto può essere musica. Ciò che serve, soprattutto al giorno d'oggi, sono l'originalità e le idee, che latitano da troppo tempo.
Se si guardasse solo alla tecnica non sarebbero nati generi come il blues, la psichedelia, il Punk, il garage e tanti altri. Sarebbe una noia mortale!



10. Il live che più vi ha emozionato.

Gli Yerbadiablo non hanno al momento un'attività live, trattandosi di un progetto solista. In futuro chissà...



11. Secondo voi, oggi il Rock/Metal come viene visto dalle altre persone?
Rock will never die!!! Ormai sembra quasi banale dirlo, ma è la dannata verità.
Anche se in certi periodi il Rock sembra avere la bandiera a mezz'asta, prima o poi arriva sempre qualche band capace di riportarla in cima e a farla sventolare nell'alto dei cieli. Amen.
Come viene visto dalle altre persone non è importante ed è del tutto ininfluente. Mi spiace per loro.



12. Secondo voi il metal emergente italiano ha più successo fuori dai confini italiani? Se sì, perché?
Sinceramente ho perso un po' di vista la scena metal emergente italiana. Fino a una decina di anni fa la seguivo certamente di più. Se non erro i gruppi che hanno fatto più successo fuori dai confini italiani hanno avuto di pari passo lo stesso successo anche in patria. Mi riferisco ad esempio ai Rhapsody, gli Extrema, i Necrodeath e tanti altri. Inoltre per molti gruppi stranieri è un piacere suonare in Italia, proprio per la partecipazione e il calore che solo il pubblico italiano è in grado di dare. Magari in termini numerici gli italiani sono leggermente inferiori, ma si fanno sentire eccome.