lunedì 14 maggio 2012

Intervista (EchO)




(EchO)





Formazione:
Antonio Cantarin (Voce)
Mauro Ragnoli (Chitarra)
Simone Saccheri (Chitarra)
Simone Mutolo (Tastiera)
Agostino Bellini (Basso)
Paolo Copeta (Batteria)

Luogo di provenienza: Lago di Garda e Valsabbia, Brescia (IT)




Com’è nato il gruppo? Ci sono stati cambiamenti nella formazione?
Il gruppo è stato fondato da Antonio e Simone Mutolo nell'autunno del 2007, con l'intendo di suonare doom metal con varie influenze, mettendo al primo posto la psichedelica, l'attività discografica e live è iniziata verso la fine dell'estate del 2008. A livello di formazione vi sono stati diversi cambi, ma solo per quanto riguarda i bassisti, tanto che in studio eravamo solo in 5, in ogni caso fra provini iniziali, bassisti ufficiali, turnisti e meteore dalla sala prove sono passati in tutto 8 bassisti.


Che tipo di musica fate? In base a cosa avete scelto?
Il nostro genere può essere definito death/doom metal con influenze post-rock e space-rock, a tratti molto pesanti, a tratti molto malinconico, psichedelico e melodico.
L'intento iniziale dei fondatori era di suonare doom metal, però di fatto non ci siamo seduti a tavolino a decidere cosa fare, la scelta iniziale è servita a dare una traccia base su cui lavorare, la fase compositiva è influenzata dalle nostre emozioni e sensazioni, non badiamo al genere che suoniamo mentre scriviamo.


Che significato ha il nome del gruppo? Com’è nato?
Il nome si ispira alla ninfa Eco, della mitologia greca, innamorata di Narciso e rifiutata, che si rinchiuse in una grotta e divenne una statua di roccia, poi infrantasi, lasciando solo la sua voce a vagare per la grotta. Le parentesi e le maiuscole (che sono parte integrante del nome e vanno messe sempre) simboleggiano un'onda in propagazione dal centro verso l'esterno.
Il nome inizialmente era Echoes of Perdition, ma ad alcuni membri del gruppo non piaceva, ed è stato abbreviato in (EchO).

Avete pubblicato qualche album?

Se sì :


Com’è nato?
Devoid of Illusions è il sunto del lavoro di 3 anni, vi sono canzoni anche dei nostri primi due demo, che sono state riarrangiate e ri-registrate per l'album e pezzi prima inediti, è stato un lungo percorso, ma ne è valsa la pena e siamo molto soddisfatti.
Le registrazioni sono state fatte in Inghilterra, a Birmingham presso i Priory Recording Studios e i CMAT Studios con Greg Chandler (frontman degli Esoteric) come produttore, engeneer e guest nella traccia di chiusura del disco "Sounds from out of Space".

Significato del nome dell’album.
Devoid of Illusions si può leggere in due modi diversi, il primo è quello letterale, che significa "privo di illusioni", il secondo è "The void of illusions" che significa "il vuoto delle illusioni", sta a significare come le illusioni spesso ci trascinino in un vortice senza fondo, fino a farci vedere una realtà che di fatto è fittizia.

Significato della copertina.
Per l'artwork ci siamo affidati a Eliran Kantor (artista tedesco che ha lavorato con band come Testament, Atheist, Sodom, Sigh e molti altri ancora), gli abbiamo dato un'idea di base e poi ha fatto quasi tutto lui, la figura in primo piano è stata costruita come un collage di diverse figure umane, gli occhi vuoti si sono ispirati a un verso della canzone "Omnivoid" che cita "Blind eyes stare at me"

Parla della storia.
Non vi è una storia vera e propria dietro all'album, i testi passano da tematiche personali a tematiche spaziali, che si ricollegano sempre e comunque all'uomo.

Vi auto-produce oppure avete trovato un etichetta?
L'album è stato prodotto dalla band, anche se come produttore artistico abbiamo avuto Greg Chandler degli Esoteric, che oltre a registrarlo ci ha dato anche qualche dritta su degli arrangiamenti per alcune canzoni.
Abbiamo poi trovato un'etichetta, la russa BadMoodMan Records, succursale della Solitude Prod, che si è occupata della stampa e della distribuzione a livello mondiale dell'album.

Avete incontrato qualche difficoltà nel mettere su questo progetto (prima, durante e dopo)? Se sì, quali?
Onestamente no, tutto è venuto molto naturale, l'unica cosa è che essendo il primo lavoro "vero" abbiamo fatto diversi errori, soprattutto riguardo alle tempistiche, e anche per questo l'album è uscito sul mercato praticamente un anno dopo le registrazioni, sono errori che in ogni caso non faremo più.

Progetti futuri?
Stiamo lavorando per avere sempre più date e tour, sia in Italia che (soprattutto) all'estero, non è semplice ma ci stiamo lavorando. Inoltre negli ultimi mesi abbiamo iniziato a lavorare su nuove canzoni, per ora sono poche, ma nella migliore delle ipotesi dovremmo entrare in studio per un secondo album entro la fine del prossimo inverno.


Secondo voi quanto è difficile trovare sostegno da parte di una casa discografica? Soprattutto quando si emerge?
Dipende cosa si intende per sostegno, le etichette non pagano quasi più la realizzazione dei dischi, salvo alcune che hanno una grossa disponibilità economica o si rendono conto di avere per le mani un prodotto che può vendere tantissimo.
Anche le etichette che si limitano alla stampa e distro (come la nostra) sono in calo, ma se il prodotto è buono non è assolutamente utopistico trovare sostegno, la cosa importante è guardarsi fuori, in Italia ci sono ottime etichette ma all'estero il mercato è migliore, noi abbiamo mandato richiesta a una ventina di etichette in tutto circa, e ci hanno risposto solamente 4 o 5, delle quali nessuna italiana, e abbiamo optato infine per una russa, che ci ha proposto il miglior contratto.


Chi, secondo la vostra opinione, non vede di buon occhio il metal nostrano e cerca in qualche modo di mettergli i bastoni tra le ruote?
Il grosso problema della scena italiana è la scena stessa, non voglio generalizzare, ma negli ultimi tempi vedo sempre di più band invidiose di altre, che appena possono sparlano o cercano di mettere i bastoni fra le ruote, è una cosa brutta da dire ma non ho nessuna fiducia nella scena del nostro paese, e non mi stupisco che pochissime band riescano ad emergere. La scena finlandese ad esempio sputa fuori quasi una band grossa all'anno, poi vai a indagare e scopri che sono tutti amici, dai gruppi grossi ai gruppi underground e si spalleggiano e aiutano a vicenda, qui in Italia funziona "ognungo per se, e se riesco a tenerti indietro, tanto meglio".
Chiaramente non va generalizzato questo mio discorso, ci sono band con cui siamo in ottimi rapporti di amicizia, con cui abbiamo diviso il palco diverse volte e con cui spero di condividerlo ancora tante volte.


Quali sono i gruppi che più vi hanno influenzato? In che modo?
Siamo sei persone con sei differenti background musicali , le band che diciamo piacciono più o meno a tutti sono Katatonia, Swallow the Sun, Meshuggah, Anathema, Pink Floyd, Hawnkwind, Alice in Chains, Deftones e molte altre.


Com’è nata la passione per il vostro strumento? Perché avete scelto proprio quello?
Simone Saccheri: la mia è nata molto presto, avevo circa 6 anni, mi sono innamorato della musica ascoltando i dischi di mio padre di Santana, Hendrix, The Band e altri ancora.
Mauro Ragnoli: Io mi sono avvicinato alla chitarra a 10 anni spinto dai miei genitori, ma come spesso accade, probabilmente per ribellione, o forse perchè dopo 5 mesi di corso non avevamo ancora preso in mano lo struemento, non mi appassionai e smisi il corso. Poi a 16 anni, grazie ad un compagno di classe batterista, scoprii i Nirvana e tutto il movimento Grunge, e siccome avevo nell'armadio quella vecchia chitarra la ripresi in mano. Ripresi ad andare a lezione, ma lo trovai estremamente noioso e spersonalizzante, quindi comprai una chitarra elettrica, lo spartito del CD che più mi entusiasmava al momento (il primo dei Foo Fighters) e iniziai ad imparare come mettere le mani e a fare i primi accordi. Poi sono arrivati i Cold, i Deftones, i Tool e 1000 altri gruppi, ed eccomi qua.
Simone Mutolo: Io ho iniziato a suonare il pianoforte per desiderio dei miei genitori, molto piccolo. La passione è nata da sè come mezzo espressivo di rappresentazione per i miei stati emotivi.
Antonio Cantarin: Mi sono avvicinato al canto con la nascita della band. Avevo già cantato e suonato la chitarra in altre band, ma con questa, per questioni di necessità, mi sono dedicato particolarmente al canto. Sono sempre stato attratto dalla voce: credo sia uno "strumento" che ha una grande potenzialità espressiva. I cantanti a cui mi ispiro sono David Sylvian, Jonas Renske, Kristoffer Rygg, Natasha Khan e Steven Wilson (per citarne alcuni). Sinceramente non mi sono mai visto come "strumentista", o meglio in questo caso come "cantante", ho sempre di gran lunga preferito la figura del Songwriter: lo strumento non è mai il fine ma bensì il mezzo per riuscire a trasportare determinate emozioni in una canzone.
Paolo Copeta: Ho iniziato ad avere un certo interesse per la batteria a 11 anni, quando vidi suonare dal vivo mio zio acquisito irlandese con il suo ormai defunto gruppo rock celtico, i McAdam Group. Quella sera mi ricordo che per tutta la durata della loro esibizione guardai solo la batteria e il modo in cui veniva suonata. A 15 anni entrai a far parte di un gruppo come cantante, dove c'era anche Agostino alla chitarra. Suonavamo Metal in generale, con influenze che andavano dal Punk al Grunge... insomma un macello di roba! In quell'occasione provai a suonarla, coltivando ancora un maggiore interesse per quello strumento. Dai 15 anni in poi arrivarono diverse influenze, da Thomas Haake a Gavin Harrison. Ho fatto solo 1 anno di lezione nel 2006 nel mio paese, rendendomi conto che era noioso e spersonalizzante, così decisi di andare avanti in modo autodidatta, ed ora accomi qui a violentare le pelli in modo lento e pesante hahah!
Agostino Bellini:  Perchè ho iniziato a suonare il basso ? Perchè me lo hanno chiesto ma forse anche perchè me lo sentivo da tutta la vita. Tutto è iniziato col bluse, per la precisione con due fratelli i Blues Brothers. Ma li non c'era ancora un idea precisa di quello che volevo suonare, solo un idea che la musica era il mio loft, la mia casa.
E' stata una passione graduale, autoditattica e poco incline ai virtuosismi, da chitarrista tutto d'un tratto mi sono ritrovato con un basso in mano. Quando sono stato chiamato negli (EchO) la chitarra era diventata per me più una cosa folkloristica; dal pletro son passato a suonare con le dita. Sebbene io non riuscivo a fare a meno delle distorsioni nella mia vita per un certo periodo le ho eliminate, abbandonandole per i suoni grevi e vibranti dei pirmi dischi di Tom Waits, o delle mani di Jhon Lee Hoocker. Sentivo il bisogno di un contatto diretto con le corde. Credo che la ricerca di una chitarra più viscerale mi abbia portato sul basso.
Non mi sento di ringraziare qualche bravo bassista perchè non ne ho mai seguito uno, i pochi che amo ascoltare sono jezzisti o musicisti rari come il bassista cantante dei Morphine.
Tutto quello che suono deriva dal bluse e da una chitarra. Una chitarra che a me al giorno d'oggi stà stretta più del basso.


Suonate altri strumenti? O vorreste imparare a suonare altri strumenti?
Quasi tutti noi suoniamo almeno un altro strumento, sia io che Mauro che Agostino suoniamo sia chitarra che basso, Antonio suona chitarra basso e anche tastiere.


Il live che più vi ha emozionato.
Senza dubbio il live di supporto agli Agalloch il 15 Aprile di quest'anno al Carlito's Way di Retorbido (PV). Locale strapieno e ottima partecipazione del pubblico, veramente una serata indelebile nelle nostre memorie.


Secondo voi, oggi il Rock/Metal come viene visto dalle altre persone?
Credo che alle "altre persone" interessi poco e niente del metal, non penso ci sia una caccia alle streghe, e se c'è, mi spiace molto per chi la porta avanti.


Secondo voi il metal emergente italiano ha più successo fuori dai confini italiani? Se sì, perché?
All'estero ci sono più possibilità, sia a livello discografico che a livello di live, è difficile uscire, ma bisogna tentare, nel nostro paese non vi è una cultura musicale che permetta alle band di emergere, su questo punto di vista siamo forse più indietro dei paesi del terzo mondo.



PAGINA FACEBOOK: https://www.facebook.com/pages/EchO/141116903052



domenica 13 maggio 2012

Intervista Riul Doamnei



RIUL DOAMNEI

Formazione:

Federico "Cardinal" D.B., voce/chitarra
Giorgio "Bishop" M., tastiere
Maurizio "Deacon" S., chitarra
Fabrizio "Vicar" T., basso
Luca "Friar" L., batteria

Luogo di provenienza: Verona



Com’è nato il gruppo? Ci sono stati cambiamenti nella formazione?
La band nasce nell' estate del 1999, grazie alla nostra passione per quella corrente che allora era definita "black metal sinfonico", un genere che pochissimi gruppi erano interessati a proporre ma attorno al quale stava crescendo un discreto e genuino interesse. L' ambiente underground era saturo di un sano fermento che teneva le band unite le une alle altre, collaborative e leali, fianco a fianco per la stessa causa. Ci si teneva in contatto con il telefono e i concerti erano un autentico punto di ritrovo di una scena che rimpiango, ma che sono orgoglioso di aver conosciuto. Oggi molte cose sono cambiate, come la promozione e la distribuzione, il mercato è inflazionato da una miriade di gruppi dediti a cavalcare l'onda della "moda" musicale del momento. C'è una grande differenza tra naturale evoluzione e puro marketing, molte band sembrano averlo dimenticato. Il nostro percorso è stato caratterizzato fin dall' inizio dalla voglia di interpretare questo genere musicale, sviluppato e evoluto nel corso degli anni, delle esperienze e dei cambi di formazione, fino ad arrivare a definire, ciò che oggi, è la nostra "dimensione" personale e autonoma.Questo grazie anche allo stabilizzarsi della formazione nel 2005, con l'arrivo di Giorgio e Maurizio, e nuovamente rafforzata nel 2011 con l'entrata di Luca (batteria).


Che tipo di musica fate? In base a cosa avete scelto?
Non abbiamo mai sentito la necessità di dover etichettare la nostra musica e per questo non ci siamo mai posti nessun limite o rigido canone da seguire durante il processo compositivo. Di solito è solo una questione di esigenza giornalistica e di conseguenza non ci piace nemmeno dover per forza indossare una maschera. Suoniamo esattamente quello che ci viene spontaneo e naturale, anche se ogni canzone è pensata, costruita e arrangiata secondo lo specifico intento del ruolo che gioca all'interno dell' album. Ci piace infatti lavorare attraverso "concept", non solo a livello lirico ma anche musicale, per far cogliere a chi ascolta quelle particolarità atmosferiche e rimandi concettuali che le parole, a volte, non possono esprimere del tutto. Questo, grazie anche a delle sfumature etniche e, in generale, a una precisa ricerca musicale che ci coinvolge ogni volta che affrontiamo un nuovo progetto.


Che significato ha il nome del gruppo? Com’è nato?
Mi sono imbattuto nel nome "Riul Doamnei" molti anni fà leggendo un libro che conteneva un capitolo sulla figura di Vlad Tepes, storico Principe di Valacchia (XV sec). Voivoda ("Signore della Guerra", titolo che assumevano i Principi regnanti) crudele e spietato, fu l'unico sovrano capace di opporsi agli invasori Ottomani che premevano da sud e, contemporaneamente, difendere il suo regno dai rivali pretendenti al trono. Era meglio conosciuto come Dracula, e lo è tuttora anche grazie al fortunato romanzo di B. Stoker (secondo solo alla Bibbia in fatto di vendite!). Il nome "Riul Doamnei" proviene da una leggenda popolare che appartiene ancor oggi alla tradizione orale degli abitanti dei tre villaggi che sorgevano ai piedi della sua residenza invernale nei pressi di Poienari, pochi chilometri a nord di Curtea de Arges, capitale episcopale del Principato di Valacchia. Durante il suo secondo regno, l' esercito turco riuscì a raggiungere e assediare il suo castello, la tradizione locale narra che mentre lui riuscì a fuggire con un manipolo di uomini attraverso i valichi montani della Transilvania, scortato dalle esperte guide del villaggio, sua moglie, preferendo la morte alla prigionia, si suicidò lasciandosi cadere nel fiume che scorre ai piedi del castello, un affluente del fiume Arges, che da quel giorno porta il nome di "Riul Doamnei", Fiume della Principessa. Qualche anno fà, ho intrapreso un lungo e complicato viaggio attraverso quei luoghi e ho visitato quei villaggi, quel fiume e le rovine del castello arroccato sul monte che domina la valle. La tradizione, tramandata oralmente di generazione in generazione nel corso di questi ultimi seicento anni, sopravvive ancor oggi attraverso gli anziani abitanti, fieri di essere i discendenti di quelle stesse guide alpine che salvarono il Principe.


Avete pubblicato qualche album?
Se sì :
Com’è nato.
Significato del nome dell’album.
Significato della copertina.
Parla della storia.
Vi auto-produce oppure avete trovato un etichetta?
Avete incontrato qualche difficoltà nel mettere su questo progetto (prima, durante e dopo)? Se sì, quali?                                                                                                                                                         
Il nostro ultimo album "FATIMA" è uscito a ottobre per l'etichetta francese Axiis Music, neonata divisione della storica Drakkar Productions ed è la chiusura di una trilogia e indagine sul cristianesimo, le sue vere origini e il suo "futuro", iniziata nel 2006 con l'EP "Le Serpent Rouge ", e proseguita con il nostro primo album "Apocryphal" (2007). Il nome "Fatima" rimanda immediatamente alle presunte apparizioni mariane avvenute in Portogallo nel bel mezzo della Grande Guerra (1917). L'ultimo grande miracolo collettivo che ha scosso il cuore e la mente di tutti i cristiani d'Europa. Il Vaticano stesso inizialmente istituisce un' indagine sul fenomeno, il cui eco oramai è inarrestabile, ma finisce ben presto per approvarne le manifestazioni e assimila questo nuovo vero e proprio culto mariano, servendosene come elemento di propaganda, arricchimento e reclutamento. Le apparizioni, le guarigioni, i misteri e le profezie diventano testimonianza del messaggio della Vergine Maria direttamente per bocca dei suoi ministri, in un primo momento suoi stessi inquisitori. Ma il nome "Fatima" non si riferisce solamente al miracolo luminoso di cui è protagonista la Bianca Vergine. Ogni cosa assume diverso significato a seconda della cultura da cui la si analizzi, esiste infatti "un' altra Fatima" e un altro "miracolo luminoso": "Fatima la Luminosa", quarta e ultima figlia di Maometto, Profeta dell' Islam, unica a garantirgli una discendenza e "madre" della corrente degli Sciiti. Secondo la tradizione, gelosa del marito e della sua concubina, avrebbe bollito la sua mano per errore senza percepire dolore. La sua mano è ricorrente tuttora nella simbologia islamica che la rappresenta con un occhio (di Allah) al centro e le dita aperte che simboleggiano i cinque pilastri dell' Islam. "Fatima" è per noi il simbolo di molte cose. "Fatima" è il volto coperto e anonimo di migliaia di donne nel mondo, è la loro voce che urla vittima della violenza e della sottomissione, è il loro corpo che si dimena per sfuggire allo stupro. "Fatima" è il nome di tutte quelle vittime "giustificate" dalla religione e dall'odio. Forse il vero miracolo lo stanno aspettando tutti... "Fatima" libera. Ma "Fatima" è anche madre stessa della religione, costretta a concepire e generare il terribile mostro. Questo concetto è bene rappresentato dalla copertina dell' album, una madonna nera, che tra le macerie del mondo, porta in grembo il proprio figlio. Questo "seme dell' odio" è racchiuso in quella che sembra essere un' urna, o ancor meglio un vaso di Pandora... Tutto l'album è quindi costruito su questo dualismo cristiano/mussulmano. Il tema lirico e musicale si adattano a vicenda e ognuna delle diverse influenze musicali trova il proprio spazio in modo naturale. Lo abbiamo accompagnato da un artwork "a tema" molto provocatorio e un primo videoclip ufficiale, dove interpretiamo la parte dei veri cattivi, ovvero una congrega ecclesiastica che ordisce trame sconcertanti e ambigue che fanno da sfondo alle apparizioni mariane di inizio secolo. Una sorta di storia nella storia.


Secondo voi quanto è difficile trovare sostegno da parte di una casa discografica? Soprattutto quando si emerge?
Al giorno d'oggi il mercato discografico è sprofondato in una crisi dalla quale difficilmente riuscirà a emergere nuovamente. Le etichette discografiche non offrono molto sostegno se non promozionale e le band sono abbandonate alle loro stesse capacità. Spesso chi ha un buon prodotto non ha i mezzi per promuoverlo, mentre chi ha i mezzi economici per farlo promuove un prodotto scadente. La meritocrazia non esiste più e tutto ruota attorno al denaro. Diciamo che è un sistema molto simile a quello della politica italiana, prostituzione, tangentopoli e mafia.


Chi, secondo la vostra opinione, non vede di buon occhio il metal nostrano e cerca in qualche modo di mettergli i bastoni tra le ruote?
Nessuno. Probabilmente sono le band stesse, cadute nel circolo vizioso della sottomissione e del terrore che questo sistema ha creato...Non si può accusare nessuno direttamente e non sarebbe giusto per tutte quelle band che lavorano ancora con il cuore e si meriterebbero un minimo di riconoscimento. Ci sono inoltre un' infinità di fattori che negli ultimi anni hanno contribuito a distruggere la scena, dalle booking agency che si nutrono del "sangue dell' underground", alla crisi economica che ha colpito ogni settore. La situazione è seria.

Quali sono i gruppi che più vi hanno influenzato? In che modo?
Ognuno di noi porta nella band le proprie influenze personali, che esattamente come le nostre diverse personalità si mischiano e creano la base su cui lavoriamo assieme. Proprio per questo motivo non posso darti una riposta precisa, ma credo sia abbastanza corretto dire che la nostra influenza comune derivi dagli anni 90', un decennio fondamentale. Per il resto i nostri ascolti variano moltissimo, hard rock, black metal, hardcore, colonne sonore, la lista sarebbe infinita!


Com’è nata la passione per il vostro strumento? Perché avete scelto proprio quello?
Penso che ognuno trovi il proprio strumento in modo istintivo e spinto da una attrazione che va al di là di ogni logica. Una sorta di "colpo di fulmine", un sentimento differente dall' amore, che invece molto spesso tradisce le nostre aspettative seppur coltivato e protetto. Molto spesso non siamo noi a scegliere lo strumento, ma è lo strumento a scegliere noi, a farsi notare, come quella ragazza dell' ultimo banco di cui si ignorava l'esistenza e di cui ci si accorge solamente il primo giorno alle scuole elementari...con la differenza che guardandola oggi la si troverebbe irriconoscibile...mentre il tuo strumento lo riconosci fino al giorno della tua morte e anche al buio. In fondo lo scopo è sempre lo stesso, esprimerci, e il mezzo è solo un dettaglio di gusto personale.


Suonate altri strumenti? O vorreste imparare a suonare altri strumenti?
Sicuramente ognuno di noi prova interesse per altri tipi di strumenti e soprattutto altri generi musicali. Personalmente mi è capitato con il pianoforte, verso il quale ho sentito di recente una forte attrazione. Più che imparare a suonarlo mi concedo solo qualche momento di piacevole solitudine e distrazione.


Il live che più vi ha emozionato.
Un nostro live? Sicuramente nell'ambito di qualche festival oppure durante un tour all' estero. La stanchezza accumulata durante il viaggio svanisce sempre quando la prima nota dell' intro ci introduce al palco. Ci emozioniamo sempre quando ricordiamo assieme le esperienze passate, come il primo tour che ci ha portato in Russia e ci ha fatto conoscere una differente realtà musicale e umana.


Secondo voi, oggi il Rock/Metal come viene visto dalle altre persone?
Ognuno trova il proprio modo di esprimersi...Purtroppo questo implica spesso la chiusura totale verso altre realtà. Ognuno si preoccupa solo di dimostrare agli altri quanto superiore sia la propria passione senza nemmeno concedere una possibilità a se stesso di apprezzare qualcosa che non proviene dal proprio ristretto ambiente. Il vero errore è l'intolleranza a priori.


Secondo voi il metal emergente italiano ha più successo fuori dai confini italiani? Se sì, perché?
Si certo, non credo ci sia un particolare motivo se non: nemo propheta in patria! E aggiungerei: "dura lex sed lex"...

 

Vi ringrazio di cuore per la partecipazione. Siete stati gentilissimi. ^_^

Grazie a te!
F. Riul Doamnei

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