lunedì 14 maggio 2012

Intervista (EchO)




(EchO)





Formazione:
Antonio Cantarin (Voce)
Mauro Ragnoli (Chitarra)
Simone Saccheri (Chitarra)
Simone Mutolo (Tastiera)
Agostino Bellini (Basso)
Paolo Copeta (Batteria)

Luogo di provenienza: Lago di Garda e Valsabbia, Brescia (IT)




Com’è nato il gruppo? Ci sono stati cambiamenti nella formazione?
Il gruppo è stato fondato da Antonio e Simone Mutolo nell'autunno del 2007, con l'intendo di suonare doom metal con varie influenze, mettendo al primo posto la psichedelica, l'attività discografica e live è iniziata verso la fine dell'estate del 2008. A livello di formazione vi sono stati diversi cambi, ma solo per quanto riguarda i bassisti, tanto che in studio eravamo solo in 5, in ogni caso fra provini iniziali, bassisti ufficiali, turnisti e meteore dalla sala prove sono passati in tutto 8 bassisti.


Che tipo di musica fate? In base a cosa avete scelto?
Il nostro genere può essere definito death/doom metal con influenze post-rock e space-rock, a tratti molto pesanti, a tratti molto malinconico, psichedelico e melodico.
L'intento iniziale dei fondatori era di suonare doom metal, però di fatto non ci siamo seduti a tavolino a decidere cosa fare, la scelta iniziale è servita a dare una traccia base su cui lavorare, la fase compositiva è influenzata dalle nostre emozioni e sensazioni, non badiamo al genere che suoniamo mentre scriviamo.


Che significato ha il nome del gruppo? Com’è nato?
Il nome si ispira alla ninfa Eco, della mitologia greca, innamorata di Narciso e rifiutata, che si rinchiuse in una grotta e divenne una statua di roccia, poi infrantasi, lasciando solo la sua voce a vagare per la grotta. Le parentesi e le maiuscole (che sono parte integrante del nome e vanno messe sempre) simboleggiano un'onda in propagazione dal centro verso l'esterno.
Il nome inizialmente era Echoes of Perdition, ma ad alcuni membri del gruppo non piaceva, ed è stato abbreviato in (EchO).

Avete pubblicato qualche album?

Se sì :


Com’è nato?
Devoid of Illusions è il sunto del lavoro di 3 anni, vi sono canzoni anche dei nostri primi due demo, che sono state riarrangiate e ri-registrate per l'album e pezzi prima inediti, è stato un lungo percorso, ma ne è valsa la pena e siamo molto soddisfatti.
Le registrazioni sono state fatte in Inghilterra, a Birmingham presso i Priory Recording Studios e i CMAT Studios con Greg Chandler (frontman degli Esoteric) come produttore, engeneer e guest nella traccia di chiusura del disco "Sounds from out of Space".

Significato del nome dell’album.
Devoid of Illusions si può leggere in due modi diversi, il primo è quello letterale, che significa "privo di illusioni", il secondo è "The void of illusions" che significa "il vuoto delle illusioni", sta a significare come le illusioni spesso ci trascinino in un vortice senza fondo, fino a farci vedere una realtà che di fatto è fittizia.

Significato della copertina.
Per l'artwork ci siamo affidati a Eliran Kantor (artista tedesco che ha lavorato con band come Testament, Atheist, Sodom, Sigh e molti altri ancora), gli abbiamo dato un'idea di base e poi ha fatto quasi tutto lui, la figura in primo piano è stata costruita come un collage di diverse figure umane, gli occhi vuoti si sono ispirati a un verso della canzone "Omnivoid" che cita "Blind eyes stare at me"

Parla della storia.
Non vi è una storia vera e propria dietro all'album, i testi passano da tematiche personali a tematiche spaziali, che si ricollegano sempre e comunque all'uomo.

Vi auto-produce oppure avete trovato un etichetta?
L'album è stato prodotto dalla band, anche se come produttore artistico abbiamo avuto Greg Chandler degli Esoteric, che oltre a registrarlo ci ha dato anche qualche dritta su degli arrangiamenti per alcune canzoni.
Abbiamo poi trovato un'etichetta, la russa BadMoodMan Records, succursale della Solitude Prod, che si è occupata della stampa e della distribuzione a livello mondiale dell'album.

Avete incontrato qualche difficoltà nel mettere su questo progetto (prima, durante e dopo)? Se sì, quali?
Onestamente no, tutto è venuto molto naturale, l'unica cosa è che essendo il primo lavoro "vero" abbiamo fatto diversi errori, soprattutto riguardo alle tempistiche, e anche per questo l'album è uscito sul mercato praticamente un anno dopo le registrazioni, sono errori che in ogni caso non faremo più.

Progetti futuri?
Stiamo lavorando per avere sempre più date e tour, sia in Italia che (soprattutto) all'estero, non è semplice ma ci stiamo lavorando. Inoltre negli ultimi mesi abbiamo iniziato a lavorare su nuove canzoni, per ora sono poche, ma nella migliore delle ipotesi dovremmo entrare in studio per un secondo album entro la fine del prossimo inverno.


Secondo voi quanto è difficile trovare sostegno da parte di una casa discografica? Soprattutto quando si emerge?
Dipende cosa si intende per sostegno, le etichette non pagano quasi più la realizzazione dei dischi, salvo alcune che hanno una grossa disponibilità economica o si rendono conto di avere per le mani un prodotto che può vendere tantissimo.
Anche le etichette che si limitano alla stampa e distro (come la nostra) sono in calo, ma se il prodotto è buono non è assolutamente utopistico trovare sostegno, la cosa importante è guardarsi fuori, in Italia ci sono ottime etichette ma all'estero il mercato è migliore, noi abbiamo mandato richiesta a una ventina di etichette in tutto circa, e ci hanno risposto solamente 4 o 5, delle quali nessuna italiana, e abbiamo optato infine per una russa, che ci ha proposto il miglior contratto.


Chi, secondo la vostra opinione, non vede di buon occhio il metal nostrano e cerca in qualche modo di mettergli i bastoni tra le ruote?
Il grosso problema della scena italiana è la scena stessa, non voglio generalizzare, ma negli ultimi tempi vedo sempre di più band invidiose di altre, che appena possono sparlano o cercano di mettere i bastoni fra le ruote, è una cosa brutta da dire ma non ho nessuna fiducia nella scena del nostro paese, e non mi stupisco che pochissime band riescano ad emergere. La scena finlandese ad esempio sputa fuori quasi una band grossa all'anno, poi vai a indagare e scopri che sono tutti amici, dai gruppi grossi ai gruppi underground e si spalleggiano e aiutano a vicenda, qui in Italia funziona "ognungo per se, e se riesco a tenerti indietro, tanto meglio".
Chiaramente non va generalizzato questo mio discorso, ci sono band con cui siamo in ottimi rapporti di amicizia, con cui abbiamo diviso il palco diverse volte e con cui spero di condividerlo ancora tante volte.


Quali sono i gruppi che più vi hanno influenzato? In che modo?
Siamo sei persone con sei differenti background musicali , le band che diciamo piacciono più o meno a tutti sono Katatonia, Swallow the Sun, Meshuggah, Anathema, Pink Floyd, Hawnkwind, Alice in Chains, Deftones e molte altre.


Com’è nata la passione per il vostro strumento? Perché avete scelto proprio quello?
Simone Saccheri: la mia è nata molto presto, avevo circa 6 anni, mi sono innamorato della musica ascoltando i dischi di mio padre di Santana, Hendrix, The Band e altri ancora.
Mauro Ragnoli: Io mi sono avvicinato alla chitarra a 10 anni spinto dai miei genitori, ma come spesso accade, probabilmente per ribellione, o forse perchè dopo 5 mesi di corso non avevamo ancora preso in mano lo struemento, non mi appassionai e smisi il corso. Poi a 16 anni, grazie ad un compagno di classe batterista, scoprii i Nirvana e tutto il movimento Grunge, e siccome avevo nell'armadio quella vecchia chitarra la ripresi in mano. Ripresi ad andare a lezione, ma lo trovai estremamente noioso e spersonalizzante, quindi comprai una chitarra elettrica, lo spartito del CD che più mi entusiasmava al momento (il primo dei Foo Fighters) e iniziai ad imparare come mettere le mani e a fare i primi accordi. Poi sono arrivati i Cold, i Deftones, i Tool e 1000 altri gruppi, ed eccomi qua.
Simone Mutolo: Io ho iniziato a suonare il pianoforte per desiderio dei miei genitori, molto piccolo. La passione è nata da sè come mezzo espressivo di rappresentazione per i miei stati emotivi.
Antonio Cantarin: Mi sono avvicinato al canto con la nascita della band. Avevo già cantato e suonato la chitarra in altre band, ma con questa, per questioni di necessità, mi sono dedicato particolarmente al canto. Sono sempre stato attratto dalla voce: credo sia uno "strumento" che ha una grande potenzialità espressiva. I cantanti a cui mi ispiro sono David Sylvian, Jonas Renske, Kristoffer Rygg, Natasha Khan e Steven Wilson (per citarne alcuni). Sinceramente non mi sono mai visto come "strumentista", o meglio in questo caso come "cantante", ho sempre di gran lunga preferito la figura del Songwriter: lo strumento non è mai il fine ma bensì il mezzo per riuscire a trasportare determinate emozioni in una canzone.
Paolo Copeta: Ho iniziato ad avere un certo interesse per la batteria a 11 anni, quando vidi suonare dal vivo mio zio acquisito irlandese con il suo ormai defunto gruppo rock celtico, i McAdam Group. Quella sera mi ricordo che per tutta la durata della loro esibizione guardai solo la batteria e il modo in cui veniva suonata. A 15 anni entrai a far parte di un gruppo come cantante, dove c'era anche Agostino alla chitarra. Suonavamo Metal in generale, con influenze che andavano dal Punk al Grunge... insomma un macello di roba! In quell'occasione provai a suonarla, coltivando ancora un maggiore interesse per quello strumento. Dai 15 anni in poi arrivarono diverse influenze, da Thomas Haake a Gavin Harrison. Ho fatto solo 1 anno di lezione nel 2006 nel mio paese, rendendomi conto che era noioso e spersonalizzante, così decisi di andare avanti in modo autodidatta, ed ora accomi qui a violentare le pelli in modo lento e pesante hahah!
Agostino Bellini:  Perchè ho iniziato a suonare il basso ? Perchè me lo hanno chiesto ma forse anche perchè me lo sentivo da tutta la vita. Tutto è iniziato col bluse, per la precisione con due fratelli i Blues Brothers. Ma li non c'era ancora un idea precisa di quello che volevo suonare, solo un idea che la musica era il mio loft, la mia casa.
E' stata una passione graduale, autoditattica e poco incline ai virtuosismi, da chitarrista tutto d'un tratto mi sono ritrovato con un basso in mano. Quando sono stato chiamato negli (EchO) la chitarra era diventata per me più una cosa folkloristica; dal pletro son passato a suonare con le dita. Sebbene io non riuscivo a fare a meno delle distorsioni nella mia vita per un certo periodo le ho eliminate, abbandonandole per i suoni grevi e vibranti dei pirmi dischi di Tom Waits, o delle mani di Jhon Lee Hoocker. Sentivo il bisogno di un contatto diretto con le corde. Credo che la ricerca di una chitarra più viscerale mi abbia portato sul basso.
Non mi sento di ringraziare qualche bravo bassista perchè non ne ho mai seguito uno, i pochi che amo ascoltare sono jezzisti o musicisti rari come il bassista cantante dei Morphine.
Tutto quello che suono deriva dal bluse e da una chitarra. Una chitarra che a me al giorno d'oggi stà stretta più del basso.


Suonate altri strumenti? O vorreste imparare a suonare altri strumenti?
Quasi tutti noi suoniamo almeno un altro strumento, sia io che Mauro che Agostino suoniamo sia chitarra che basso, Antonio suona chitarra basso e anche tastiere.


Il live che più vi ha emozionato.
Senza dubbio il live di supporto agli Agalloch il 15 Aprile di quest'anno al Carlito's Way di Retorbido (PV). Locale strapieno e ottima partecipazione del pubblico, veramente una serata indelebile nelle nostre memorie.


Secondo voi, oggi il Rock/Metal come viene visto dalle altre persone?
Credo che alle "altre persone" interessi poco e niente del metal, non penso ci sia una caccia alle streghe, e se c'è, mi spiace molto per chi la porta avanti.


Secondo voi il metal emergente italiano ha più successo fuori dai confini italiani? Se sì, perché?
All'estero ci sono più possibilità, sia a livello discografico che a livello di live, è difficile uscire, ma bisogna tentare, nel nostro paese non vi è una cultura musicale che permetta alle band di emergere, su questo punto di vista siamo forse più indietro dei paesi del terzo mondo.



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